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GIOVANNI BATTISTA PIRANESI #incisione #architettura #arte

Creato il 25 maggio 2014 da Albertomax @albertomassazza

piranesiOrgogliosamente autodefinitosi architetto veneziano, Giovanni Battista Piranesi, in realtà, fece di Roma la sua città d’elezione e dell’acquaforte il suo mezzo espressivo privilegiato. Nato a Moiano, oggi Mogliano Veneto, nel 1720, figlio di uno scalpellino, venne instradato allo studio dell’architettura dallo zio materno Matteo Lucchesi, apprezzato ingegnere e architetto, mentre dal fratello maggiore, frate certosino, venne introdotto alla lingua latina e alla storia di Roma. Perfezionò i suoi studi da architetto presso Giovanni Scalfarotto e quelli di scenografia e incisione nella bottega di Carlo Zucchi. Venne influenzato dalle teorie architettoniche del Bibiena e di Von Erlach, così come dalla spettacolarità del Tiepolo e dal vedutismo del Canaletto. Nel 1740, a seguito dell’ambasciatore Venier, Piranesi si trasferì a Roma, città in cui restò tutta la vita, a parte un temporaneo rientro a Venezia tra il 1743 e il 1744. Nella città Papale, si appassionò allo studio delle antichità e realizzò le prime vedute delle rovine. Nonostante la protezione del Venier, Piranesi dovette ben presto rendersi conto della difficoltà di trovare lavoro da architetto nella città eterna ed entrò nella bottega di Giuseppe Vasi, incisore vedutista. Dopo il definitivo ritorno da Venezia, dove probabilmente frquentò la bottega del Tiepolo, aprì bottega autonoma in Via del Corso e nel 1745 realizzò la raccolta Varie vedute di Roma antica e moderna, con la quale destò molto interesse anche tra gli stessi architetti, garantendosi prestigio e ritorno economico. Nello stesso anno pubblicò la prima versione delle Invenzioni e capricci di carceri, revisionata e ampliata nel 1761, in cui diede sfogo al suo estro visionario ed eclettico.

Oltre ad altre raccolte di vedute romane, tra cui Le antichità romane del 1756, Piranesi si fece strenuo difensore della piena dignità dell’architettura romana, spalleggiato dal Papa Clemente XIII, contro l’ortodossia winckelmania che la vedeva come un surrogato dell’architettura greca, pubblicando alcuni importanti testi teorici e acqueforti per perorare la sua causa. Sotto lo stesso Papa, ebbe modo di affrontare i suoi unici lavori da architetto, prima con il rifacimento di San Giovanni in Laterano, progetto non portato a compimento, e successivamente  con quello realizzato di Santa Maria del Priorato del 1764. Negli ultimi anni, Piranesi pubblicò le raccolte Diverse maniere di adornare i camini e Vasi, candelabri, cippi, sarcofaghi, tripodi, lucerne ed ornamenti antichi, confermando la sua ecletticità. Un eclettismo che non solo gli consentì di mediare tra la tradizione barocca e il nascente Neoclassicismo, ma anche di allargare il suo orizzonte di competenza a discipline contigue all’architettura, come l’ingegneria idraulica, la decorazione e l’archeologia; in quest’ultima, mosso da una grande passione, arrivò ad intuizioni sull’osservazione e sulla catalogazione dei reperti anticipatrici della moderno metodo archeologico. La maestria come incisore lo portò a raggiungere una resa coloristica pittorica nell’utilizzo del chiaroscuro e nella modulazione degli effetti degli acidi. Dopo la sua morte avvenuta nel 1778, la lezione e la memoria di Piranesi vennero portate avanti dal figlio Francesco, mentre i rami utilizzati come matrici per le sue opere furono acquistati da Papa Gregorio XVI e successivamente custoditi alla Calcografia nazionale di Roma.

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