Giovanni Cerri
Giovanni Cerri – lettera a Roberto Benigni. MAE Milano Arte Expo riceve e molto volentieri pubblica una lettera aperta dell’artista milanese Giovanni Cerri a Roberto Benigni, protagonista de La più bella del mondo, lo show dedicato alla Costituzione…
Giovanni Cerri:
Caro Benigni,
ieri sera ho visto il tuo bellissimo monologo sui principi fondamentali della Costituzione Italiana. Bravo davvero, due ore e mezza di grande intensità, di recitazione, spontaneità e emotività a tratti persino commovente. Lo confesso, mi hai incantato e incoraggiato, forse hai “guardato” un po’ il monologo di Charlie Chaplin de Il grande dittatore, ma si sa che gli artisti son tutti abili “ladri”. Mi hai – quasi – dato un motivo per andare a votare alle prossime elezioni, quando hai parlato della tutela della democrazia, del futuro dei nostri figli, del loro avvenire in una società migliore. E questo, per quanto mi riguarda come persona singola facente parte dei milioni di ascoltatori, è il tuo piccolo miracolo. Sì, un piccolo prezioso miracolo, se non solo a me, ma ad altri avrai procurato la stessa reazione. >>
Perché bisogna davvero “credere”, avere fede, per fare un passo verso le urne adesso, nonostante il tuo impegno a ricordare le dolorose rimembranze della guerra civile italiana dopo l’8 settembre del ’43 (mirabile il tuo accorato monito sulla pietà per tutti i morti di quel periodo, di qualsiasi colore politico), la ricostruzione, i padri della patria che hanno scritto la nostra Costituzione.
Ecco, più volte, hai paragonato quegli articoli a delle poesie. Ed è vero, quella linfa vitale che scorre a enunciare diritti e doveri, propositi e desideri, intenti e principi ci procura ancor oggi profondi pensieri su ciò che significa porre le basi per una società che guardi all’altro, garantendogli dignità e rispetto.
Ma, mi chiedo, oggi – dopo oltre sessant’anni che quell’opera è stata fatta, cosa rimane? E’ qui che vedo la tua scalata farsi molto faticosa, lacerante il tuo inerpicarti in una legittima difesa di quei contenuti. Andiamo a ricordare e a elencare tutte quelle “perle” al pensionato di oggi – forse più giovane di appena una manciata di anni rispetto ai padri della patria – che è in coda (code sempre più lunghe) per il pane quotidiano, perché la pensione, frutto di una vita di lavoro, non basta più. Il velo di una grande illusione su qualcosa di molto importante che si è smarrito calerà sui tristi occhi di quei volti rassegnati, caro Benigni. O forse sentirai l’inveire acido, caustico contro una classe politica intoccabile da anni, contro privilegi insostenibili e spudorate corruzioni. Nostri pensionati, ragazzi e bambini in quel tempo a noi lontano. Convincili ora di quelle illuminanti parole – delle quali è rimasta sì la traccia sulla carta – ma ahimè sembrano sempre più svanire e oggi appaiono sbiadite.
Parla del lavoro ai giovani, o non giovani, che del futuro hanno grande incertezza, che non sono in grado di programmare la loro vita, se non dal mattino al pomeriggio. Che cosa raccontiamo a loro? E’ dura convincerli con la “più bella del mondo” dei De Gasperi, Togliatti, Pertini, Calamandrei, Scalfaro, Andreotti…. Mi sa che quei propositi sapientemente vergati si sono un po’ persi per strada in questi sessant’anni, visti i quasi giornalieri scandali delle varie amministrazioni.
Hai fatto accenno anche alla tutela della cultura, dell’arte, del paesaggio. E qui non mi sei proprio piaciuto, perché sei incorso anche tu, come tanti, nel solito ricordo, demagogico, scontato e pedissequo dell’arte classica che ben conosciamo, del nostro patrimonio che abbiamo alle spalle. E quello va bene, ma quello che succede nel presente? Non hai speso una parola sull’indifferenza totale dello Stato nell’arte contemporanea, sull’assenza di prospettive e proposte sulle nuove generazioni di artisti. E se uno Stato non investe sui giovani promuovendo, ma pensa solo a conservare, la cultura e l’arte non progrediscono, si fermano. Come una società, se non si rinnova, morirà.
E il paesaggio: chi ha devastato l’Italia in questi ultimo mezzo secolo? La tutela dell’ambiente già, appunto; chi non ha rispettato nei nostri decenni più vicini quel sanissimo principio? Eran belle parole, come le poesie di Leopardi…
Perciò, oltre che alla tua indiscussa bravura di attore, plaudo all’intenzione, ma il risultato qualche dubbio me lo lascia. Avrei forse desiderato qualche arguta sferzata (non quasi esclusivamente su Berlusconi, bersaglio troppo facile) del Benigni di anni fa, del quale sento nostalgia. Le elezioni si avvicinano e dobbiamo riesumare qualche morto per salvare il voto?
Così, pur lodandoti, non cancello il mio quasi.
Giovanni Cerri
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http://www.giocerri.com/
Giovanni Cerri, Terra straniera, 2011, olio su tela, cm 140×200
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MAE Milano Arte Expo -milanoartexpo@gmail.com- ringrazia Giovanni Cerri per la lettera a Roberto Benigni.
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