1901 Giovanni Giolitti, entra nel governo Zanardelli, come ministro dell’interno. Da quel momento terrà le fila della politica italiana fino alla vigilia della prima guerra mondiale, nel 1914. Un periodo, dominato, così tanto dalla sua figura da passare alla storia come “età giolittiana”.
Insomma, Giolitti è davvero il padre dell’Italia contemporanea?
Emilio Gentile, storico e ospite della puntata, precisa:” Giolitti pensava di creare un’Italia stabile e solida. Una monarchia più legata al popolo. Governa più di qualsiasi ministro del regno d’Italia, ma alla fine della sua lunga esperienza politica, il paese precipita nella prima guerra mondiale e poi nel fascismo”.
L’età giolittiana coincise con il decollo della rivoluzione industriale e si inserì nel momento storico in cui la classe operaria cominciò a far sentire la sua voce. Nel 1901, Giolitti dedicò il suo discorso in Parlamento, proprio al quarto stato: ” Per molto tempo si è impedita l’organizzazione dei lavoratori. Questa tendenza produce il deplorevole effetto di rendere nemiche dello Stato le classi lavoratrici. Le Camere del lavoro sono le rappresentanti di interessi leggittimi e potrebbero essere utilissime intermediarie tra capitale e lavoro. Questa è una nuova funzione che si impone allo Stato moderno”.
Giolitti è Presidente del Consiglio, e decide di non far intervenire l’esercito per reprimere le proteste. Al contrario lascia che lo sciopero si svolga naturalmente. Ai conservatori che lo criticarono aspramente per l’atteggiamento morbido verso i sovversivi rispose che “gli imprenditori farebbero bene a rassegnarsi a concedere aumenti salariali ai lavoratori”.
Inaugura il nuovo corso della politica liberale, di cui è ispiratore e artefice. Convinto che il progresso industriale, prosperità del paese, avanzamento culturale e miglioramento delle condizioni dei lavoratori fossero processi legati tra loro, e che dovessero passare dalla mediazione dello Stato attraverso un processo di riforme, trovò forti appoggi nell’ala socialista e si inimicò tutta la destra animata dallo spirito nazionalista e imperialista.
In un equilibrio delicato, il liberale riformista riuscì ad attuare riforme di carattere sociale, tra le quali:le assicurazioni obbligatorie per gli infortuni sul lavoro;la riduzione a dodici ore dell’ orario lavorativo giornaliero delle donne;l’ elevazione a dodici anni di età minima per l’ occupazione dei bambini;l’istituzione del
” Gli uomini sono quelli che sono, in tutti i tempi e luoghi, con tutti i loro vizi, difetti, pensieri e debolezze e il governo deve essere adatto agli uomini. Deve mirare a migliorare, correggere, ma anche’esso è composto da uomini con tutti i loro difetti. Io non sono un conservatore. Vedo troppo chiaro quanto vi è di brutto e di spregevole nell’andamento attuale della politica italiana. Purtroppo non vi è la scelta, tra il bene e il male ma, fra mali diversi e questo è il lato più triste della politica”. (Giovanni Giolitti)
Contrario alla guerra, fu considerato un traditore della Patria. Si ritirò proprio quando all’orizzonte avanzava un giovane Benito Mussolini. Morì in un’Italia ormai fascista che creò il regime. Il resto è storia.