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Giovedì 24 novembre vi aspettiamo in libreria per incontrare Edmondo Mingione

Creato il 13 novembre 2011 da Maremagazine
 
Giovedì 24 novembre vi aspettiamo in libreria per incontrare Edmondo MingioneIl giorno per le presentazioni inlibreria è sempre lo stesso, il giovedì, quindi vi aspettiamo il prossimo 24novembre alla solita ora, alle 19 per incontrare Edmondo Mingione che ciparlerà del suo nuovo romanzo, L’ultima folata calda. Alla presentazione del libro, introdotta da GiuliaD’Angelo, partecipano insieme all’autore Donatella Bianchi, e il campioneolimpico Daniele Masala. Ospite d’eccezione l’attore Massimo Ciavarro, che ciregalerà la lettura di alcuni brevi brani. A conclusione della presentazionetutti insieme a brindare con i coloratissimi cocktail offerti dalla “Pallini”.
Edoardo Mingione, romano classe 1952, è un ex campione dinuoto nella specialità rana. Una carriera velocissima, inizia a gareggiare a 15anni e a 19 è primatista italiano, A vent’anni partecipa alle tragiche(ricordate?) Olimpiadi di Monaco del 1972 classificandosi sesto. È laureato inscienze politiche e insegna all’Istituto Europeo del Design. Esordisce comescrittore appena due anni fa, nel 2009, con il romanzo Falsa partenza, che narra le vicende di un ragazzo, buon corridore,che sfrutta le sue capacità per una rapina. Poi però si riscatta, confessa,paga e diventa un atleta vero.
L’ultima folata caldainvece narra le vicissitudini di due amici, Piero e Carlo. Due persone moltodiverse: il primo vive a Ponza dove gestisce un famoso ristorante il secondo èun affermato avvocato e vive a Roma. Li unisce una grande passione per il maree per la pesca subacquea, oltre ad una solida amicizia. Siamo ormai a finestagione e Carlo, che ha passato le vacanze a Ponza, deve rientrare nella suacittà. Tutto sembrerebbe finire lì per tornare l’anno prossimo quando Carlo,durante una cena al ristorante di Piero propone : “…e se a novembre ce neandassimo a Lampedusa? Così, solo per rincorrere l’estate.”
Partiranno e la loro permanenza nella maggiore delle Pelagiesi rivelerà un viaggio in una realtà che cambierà la loro vita per sempre: ilritrovamento durante una delle loro battute di pesca del cadavere di unagiovane donna nera adagiato sui fondali di Lampedusa li porterà a ricercare unaverità nascosta tra il continente africano e le isole di Ponza e Lampedusa.
Anticipiamo una piccola pillola del romanzo, le prime trepagine, che come un antipasto vi faranno meglio gustare le restanti quattrocento…
Man mano che guadagnava la superficie, il corpo erasempre più leggero e l'acqua sempre più calda. O meno fredda, a seconda deipunti di vista. Scendere era più facile che risalire, tanto che superati iprimi metri sembrava quasi difficile fermarsi.
Era la prima cosa che aveva imparato della pesca.Quella mattina si era alzato con il buio ed era andato a pescare nei solitiposti. Il piccolo scafo aveva attraversato l'acqua piatta con discrezione,
come se non volesse rompere l'incanto del sole chesorgeva. A quell’ora non c'era quasi nessuno in giro, al massimo qualcuno comelui.
Maniaci, pensò ... Comunque ormai la pescata erafinita. Salì a bordo lasciandosi scivolare sul paiolato come un peso morto.Rimase sdraiato qualche minuto prima di togliersi la muta, poi si tirò su. Fuin quel momento che il caldo del sole, dopo tre ore di sommozzate, lo sedusse.La stanchezza
per il momento era ancora un po’ meno forte dellapassione, ma cosa sarebbe accaduto quando la proporzione inevitabilmente sifosse invertita?
Del resto a cinquant’anni era normale aspettarsi cheprima o poi sarebbe accaduto. Intanto la baia andava lentamente riempiendosi dibarche. Era arrivato il momento di andarsene, così tirò su l'ancora e si avviò.L’attracco al porto risultava sempre complicato a quell’ora. Confusione, quasicaos. I traghetti e gli aliscafi andavano e venivano e scaricavano gente. Perlo più paninari, turisti che arrivavano la mattina per una giornata di mareportandosi tutto, asciugamani, sdraio, piccole sedie e ... panini. I locali lisopportavano appena, non spendevano quasi niente, compravano giusto qualchebottiglia d'acqua fresca, forse. Alla fine però erano costretti, per arrivarealle spiagge, a pagare una barca che li portasse. Carlo sistemò l’attrezzaturaall'interno dello scafo, poi coprì tutto con un telo e scese a terra. Portò ilpoco pesce al ristorante di Piero. Sapeva che sì e no sarebbe riuscito arientrare della benzina, ma la pesca era così, alla fin fine solo una passionee una scusa per cercare di ripagarsi le vacanze, almeno in parte.
“E ti ci alzi di notte?” Piero era già in cucina. Ilfatto che fossero amici lo autorizzava a prenderlo
in giro e lui accettava di buon grado lo sfottò. Sierano conosciuti molti anni prima quando Carlo era capitato per caso al suoristorante proprio per portargli del pesce da cucinare. Piero, che era moltopiù giovane di Carlo, era anche lui un appassionato di pesca e avevanofamiliarizzato
subito. “È sabato, lo sai, non c'è orario quando ècosì. Arrivano da tutte le parti e te li trovi ovunque. Il pesce è spaventato e... insomma, non vado mica in pescheria io!’ “La verità Carlo è che non sei piùdi primo pelo, gli anni passano e i giovani incalzano. Poco fa da Tricò uno chenon avevo mai visto ha scaricato una ricciola di venti chili."
“E chi è 'sto fenomeno? L’avrà presa allargodell’allevamento di spigole, dove è vietato. Tanto prima o poi li beccano!’
“Perché tu non ci sei mai andato?” Riprese Pierocontento che l’amico avesse abboccato.
“Che c'entra, era fuori stagione e poi le gabbie leavevano appena messe e non c’era ancora il divieto.”
“E non lo so mica. Comunque questo era un ragazzino,avrà avuto non più di venticinque anni. Dicono che fa le gare, bravo evidentemente.”
Carlo non aveva mai sopportato gli agonisti, per lui lapesca era una faccenda ludica che solo casualmente aveva trasformato in unpiccolo business, giusto per il periodo estivo.
“Che fai passi al bar?”
“Non lo so devo ancora finire di pulire tutte ’stealici, magari più tardi. Ah, per i soldi ci vediamo domani, ok?”
Forse aveva ragione Piero, stava invecchiando. Delresto da quando tempo faceva pesca subacquea? Con il mare aveva cominciato chesapeva appena camminare, il padre gli gettava dei sassi poco più in là delbagnasciuga e lui si immergeva a recuperarli. Lui e il fratello. Finché unavolta non era riemerso con un piccolo polpo. Dio quanto tempo era passato. Ecome era cambiato il mare da allora. I pescatori, quelli veri, andavano ancoraa remi a buttare le reti, allontanandosi solo di poche miglia dalla costa. Dinotte dalla spiaggia li potevi vedere con le loro lampare andare a gamberi o atotani. Fino all'alba li potevi vedere.
“Una birra gelata, Peppe e anche un paio di taralli,sennò mi ubriaco.”
Il barista lo sapeva, era sempre cosi quando la pescataera andata male, una birra per prima cosa, come per stordirsi. Se invecechiedeva un cappuccino e una pietra di Palmarola, il pesce di sicuro non eramancato. Strana gente i pescatori subacquei. Imprevedibili, ma allo stessotempo semplici. Vedono la cattura del pesce come un'impresa nobile, anche sepoi lo vendono. Non sono grandi guadagni, naturalmente, ma alla fine segnano lamisura delle capacità di ciascuno, della sensibilità in acqua, dell'esperienzaed anche del coraggio, perché a certi livelli e a certe profondità ci si puòanche lasciare la pelle. Non ci sono bombole ad aria compressa ad aiutarti.Solo gambe e polmoni allenati, oltre ad un grande equilibrio psichico. Ognunoha il suo e per ognuno esiste una soglia diversa. Carlo rimase seduto aguardare la confusione delle barche nel porto.
Si sentiva come anestetizzato. Un po’ era la birra, maanche la stanchezza ci metteva del suo. I turisti mordi e fuggi stavanolentamente andando via e fra non molto il paese sarebbe rimasto mezzo vuoto.
C'era troppo sole ed il mare era troppo calmo perchéqualcuno decidesse di rimanere a terra. I commercianti lo sapevano e i negozi aquell'ora erano quasi tutti chiusi. Boutique di costumi e magliette, negozi di souvenir,improbabili botteghe di artigianato locale, traboccanti di roba rigorosamenteorientale, tutti avrebbero aperto nel tardo pomeriggio per andare avanti fino anotte inoltrata. Questo era il momento che Carlo preferiva, perché c'era piùpace a quell'ora che per tutto il resto del giorno e anche della notte. …

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