Nuovissima serie targata HBO, partita il 15 aprile, ha all’attivo tre episodi, e altri sette sugli schermi dei vostri computer prossimamente. È una comedy series che segue le vite di un gruppo di amici sulla ventina che cerca di vivere (o meglio, sopravvivere) a New York. La creatrice, Lena Dunham, è anche l’attrice protagonista, che ha affermato di essersi ispirata ad esperienze personali per lo sviluppo della serie.
Lo show è stato presentato come un affidabile ritratto del genere femminile, in una maniera in cui nessuna serie aveva mai fatto prima, inclusi alcuni episodi che accaduti personalmente alla stessa Dunham: non essere supportati economicamente dai genitori dopo la laurea, doversi trovare un lavoro, decidere di vivere la propria vita come un’artista. Lena Dunham ha anche affermato di rappresentare quella parte di popolazione di New York non affrontata da altre serie ambientate nella Grande Mela, come Gossip Girl e Sex and the City. Anzi, cita apertamente Sex and The City (altro prodotto HBO), mostrando un poster e facendo recitare a uno dei personaggi una battuta sul non aver mai sentito parlare né visto episodi della famosa serie anni Novanta.
La critica ha reagito bene, soprattutto per l’aspetto humour e in generale, la freschezza di tale prodotto, che si spera mantenga questo livello. L’unica critica negativa mossa sta nell’aver un cast completamente caucasico, cosa un tantino improbabile nella città probabilmente più multiculturale del mondo. Altra critica che muovo io, e che hanno mosso anche altri – nella popolazione del web – è la credibilità in generale delle vicende. La stessa creazione della serie pone come punto di base il fedele rispecchiamento della realtà di un certo tipo di persone, ma il tutto ha un po’ un sentore di ‘costruito’. Vivere da artisti a NYC sognando di fare la fine di Baudelaire, vestirsi in maniera figa, vagamente hipster, atteggiarsi a fare il viveur, bevendo tisane di semi di oppio e vantarsi di non avere un profilo Facebook perché troppo mainstream. Immaginerei benissimo una trasposizione di una serie del genere a Roma, con protagonista tutta una tipologia di gente che frequenta quartieri come il Pigneto e Monti. Allora a quel punto, si, mi rendo conto che forse un po’ di realismo c’è.
Marco Borromei