Rabottini è stanco e Rodriguez lo sa. Continuando nella sua azione di recupero lo raggiunge al cartello dei 350 metri. Rabottini ha un sussulto e con le ultime forze a sua disposizione rimane a ruota dello spagnolo per il gran finale. Il pubblico urla e il boato da stadio è la mano sulla bicicletta di Rabottini che ai 75 metri scatta e ripassa lo spagnolo! E’ il finale che non ti aspetti, con Matteo Rabottini che vince la tappa compiendo il miracolo di questa fantastica giornata.
Il primo concetto che spiega la foto ricordo di una tappa di straordinaria intensità è di Purito Rodriguez: “Non ho lasciato vincere Rabottini, non faccio queste cose e non regalo queste corse, è stato semplicemente più bravo di me”. Il secondo appartiene all’uomo vestito come un evidenziatore, giallo fluorescente, scattato al km 18 con Bonnafond, sotto la pioggia, arrivato al traguardo dopo 188 di fuga, sempre sotto la pioggia. E poi scivolato, ripreso, eppure mai abbattuto.
gestione — “Quando sono caduto mi è caduto il mondo addosso anche se ammetto di non aver pensato di poter vincere al momento di andare in fuga – dice il 24enne pescarese, al secondo successo da pro’ -. Se non era per l’ammiraglia non ce l’avrai mai fatta, invece ho resistito, ho superato la crisi e mi godo questo sogno. Quando ho visto Rodriguez ai 300 pensavo fosse finita e invece negli ultimi 50 ho reagito, segno che mi sono gestito bene”. Un’impresa. Perché di questo di tratta, considerati i contorni dell’impresa e il trasporto con cui il pubblico ha seguito il finale, accompagnato da ovazioni da stadio.