Dopo il primo giorno di riposo, ha fatto sfoggio di tutto il suo repertorio: all’Altopiano del Montasio lo hanno isolato, e lui ha lasciato andare Uran, non ancora pericoloso in classifica. A Bardonecchia sarebbe stato il più forte e avrebbe potuto arrivare da solo, ma ha concesso la vittoria di tappa a Santambrogio, conquistando l’allenaza della Vini Fantini. Lo stesso è accaduto sul Galibier nei confronti di Visconti e della sua Movistar. Ha chiuso i conti nella cronoscalata della Polsa. Alle Tre Cime di Lavaredo, nella bufera, arrivando da solo in maglia rosa, ha messo ben in chiaro che, se ci fossero state più montagne, sarebbero cambiati solo i distacchi in classifica.
Oggi è il miglior corridore in circolazione nelle corse a tappe: al Giro, Wiggins si è ammalato e ritirato quando era già ampiamente battuto. Alla Tirreno-Adriatico ha vinto davanti a Froome e Contador, dimostrandosi più forte e completo di entrambi.
Di Enzo, ho sempre apprezzato il coraggio e l’intelligenza sopraffina. Adesso che la testa è segiota fino in fondo dalle gambe, dobbiamo toglierci il cappello.
A Pescara, era letteralmente fermo in discesa, assolutamente terrificato dal bagnato, dopo una caduta. Stavolta i colombiani lo hanno atteso insieme al resto della squadra, forse anche per evitare un vero e proprio caso all’interno della Sky (fortuna loro che quel minuto e mezzo lasciato da per strada Uran, alla fine, sia risultato ininfluente ai fini del secondo posto). A Firenze, ancora una discesa , ma gli avversari hanno avuto pietà e la squadra ha ricucito.
Ha fatto in tempo a staccarsi ancora al Montasio, dando via libera ad Uran. Quindi, a Treviso, un mesto ritiro a Giro ormai compromesso.
Inferiore a Nibali, fisicamente e psicologicamente, in ogni singolo frangente. Il Giro non fa per lui, e l’età non rema dalla sua parte (33 anni). Ad ogni modo, ha detto che tornerà per la rivincita: vedremo.
Non tanto per la positività di Danilo Di Luca, che era comunque stato buon protagonista e aveva dato una generosa mano al proprio capitano Santambrogio sulle montagne, fino all’epilogo grottesco e anche ridicolo di Ponte di Legno. Purtroppo, storie di uomini che si ostinano a non accettare il trascorrere del tempo ed il cambio delle stagioni se ne trovano anche al di fuori del ciclismo.
Piuttosto, è molto dolorosa la storia di Maura Santambrogio. La cronaca parlava soprattutto di una sua svolta, da onesto comprimario a possibile pezzo da novanta dell’Italbici, vincitore a Bardonecchia, e poi fisiologicamente (fisiologicamente!) calato nel finale, finendo comunque nei primi dieci della classifica finale. Finché ad inizio giugno, se ne scopre la positività all’EPO.
Non è questa la sede per addentrarsi in tortuose analisi della psiche e severi giudizi morali. Vorrei solo far notare che ragazzo si farà i due anni di squalifica e dopo potrà tornare a correre. L’intera Vini Fantini – Selle Italia, però, rischia seriamente di chiudere i battenti a fine stagione: così avremmo un’altra squadra italiana che scompare dal panorama professionistico e quaranta persone con il serio rischio di perdere il posto di lavoro.
Visconti porta l’orecchino lobo sinistro; è nato il 13 gennaio, lo stesso giorno del Pirata (anche se del 1983, mentre Marco nel 1970); l’anno scorso si era ritirato dal Giro per non meglio precisati “problemi psicologici”, che lo hanno reso invisibile per il resto del 2012 e nell’inizio del 2013. Per chi ci crede, questi sono miracoli. Per chi non ci crede, sono miracoli lo stesso, anche se soltanto sportivi. Perché Giovannino, che tanto aveva provato a vincere al Giro negli anni scorsi e non c’era mai riuscito, prendo consapevolezza dei propri mezzi ed entra in una nuova dimensione sportiva. E, dal punto di vista tecnico, vince un’altra tappa, la Caravaggio-Vicenza, in modo ancora più convincente, scattando in salita a 20 km dall’arrivo, e resistendo ai migliori che gli danno la caccia da dietro.
Con lui, se ne va l’ultimo pezzo di quella grande squadra che fu la Mercatone Uno di fine millennio.