Mark CAVENDISH, 9: conquista la seconda tappa personale praticamente senza impegnarsi più di tanto, la squadra lo porta in testa fino a 250 metri dall’arrivo e poi lui resiste senza troppi problemi al rientro degli avversari. Insomma, fa quasi più notizia la sua apparizione alla premiazione con la figlioletta in braccio che il suo ennesimo successo.
Matthew GOSS, 7: con una precisione quasi matematica, è il primo dietro a Cannonball anche questa volta. Eterno secondo, ma di classe.
Daniele BENNATI, 7: finalmente si vede anche il velocista azzurro, terzo e con l’impressione di poter dare ancora qualcosina in più per arrivare davanti a Goss e, chissà, sperare in qualche intoppo per il britannico, che ad oggi pare imbattibile.
Sacha MODOLO, 6: chiude quinto, ma avrebbe potuto fare molto meglio. Certo è, però, che se non anticipi Cavendish poi lo rivedi al traguardo. Gli manca un pizzico di coraggio in più per essere grande protagonista.
Tyler FARRAR – Andrea GUARDINI – Thor HUSHOVD, 4: si staccano durante l’ascesa al GPM di Gabbice Monte e non riescono più a rientrare nel gruppo per prendere parte allo sprint. Va bene i ritmi alti, va bene la condizione ancora non perfetta (ma sono velocisti, per quando devono essere al top?), ma obiettivamente è una prestazione negativa per tutti e tre e non c’è altro da aggiungere.
Elia FAVILLI – Manuel BELLETTI, 5.5: ancora una volta piazzati (rispettivamente settimo e ottavo) i due azzurro pagano un po’ di inesperienza e timidezza nell’attaccare con decisione l’ultimo km. Cavendish fa sì paura ma, stesso discorso che vale per Modolo, se non lo si anticipa il discorso non comincia neppure: rimani dietro, punto.
Infine, ennesima (questa volta rovinosa) caduta per l’ex maglia rosa Taylor Phinney, che ha concluso la tappa con 10’ di ritardo. Il premio per la sfortuna va sicuramente a lui, peccato perché è un talento straordinario.
Francesco Caligaris