C’è sempre una prima volta per tutto. Anche per chi come me ha sempre pensato che la vita è troppo breve per interessarsi a cose inutili come l'arte contemporanea. Ma oggi, complice un’amica che partecipa all’evento, io e la mia dolce metà siamo stati invitati alla London Art Fair la grande fiera della'arte contemporanea che si tiene ogni anno ad Islington, al Nord di Londra. E che con le sue circa centoventi gallerie, è la più grande mostra di arte contemporanea del Regno Unito. Qui artisti conosciuti e nuovi talenti vanno a braccetto. Qui si creanno nuovi talenti e si confermano quelli vecchi. Uh!
E nonostrante i pregiudizi abbiamo trascorso un ameno pomeriggio curiosando tra i pallini colorati e i teschi dorati di Damian Hirst, le macchie di Patrik Heron, i paesaggi di Peter Doig e i nudi di Lucian Freud. La scoperta che avrei potuto permettermi di compare un disegno di Mirò (non perchè sono ricca io, ma perchè a quanto apre un disegno non è poì così costoso…) mi ha fatto imrpovvisamente venire la voglia di collezionare arte. Che ho visto alcune cose che mi sono davvero piaciute moltissimo e non erano quelle dei ‘grandi’ maestri, ma di artisti emergenti come una tale Caroline Kha (il fatto che a rappresentarla sia dalla Rosa Gallery, della mia amica G. è interamente incidentale...), Reginald S Aloysius e della canadese Marie-Élaine Laonde, i cui quadri mi sono piaciuti così tanto che ho passato una ventina di ameni minuti a discuterne la tecnica con la gallerista prima di allontanarmi con la brochure in mano e l'idea che al momento DECISAMENTE non ho tra i £1000 e i £2000 da spendere in un quadro...
Marie-Élaine Laonde, Résonance IV (2011)
Tanto per non farci i fatti nostri, io e la mia dolce metà siamo naturalmente andati a cercare anche lo stand in cui il nostro collega rumeno Florin Ungureanu, part-time gallery assitant e part-time artista aveva esposto il suo colorato cassone per l'immondizia (in inglese 'skip') come luogo metaforico che raccoglie i detriti del post-comunismo e tutte le cose inutili di cui ci carica il consumismo.
Florin Ungureanu, Lost Memories (2011)
(...quando lo vedo al museo poi mi faccio pagare per la pubblicità...