Dopo la morte di Giselle, il secondo atto, ambientato nel cimitero in cui si trova la tomba della sfortunata ragazza, è pregno delle atmosfere più tenebrose, tipiche della parte più crepuscolare, se non cimiteriale, dello “Sturm und Drang”. In scena vediamo le Villi, gli spiriti delle fanciulle morte per amore, che cercano di irretire Hans, disperato per la scomparsa di Giselle, ma soprattutto Albert che, quando sembra ormai prossimo allo sfinimento e a perdere la vita, viene però salvato dal sentimento puro e pieno d’abnegazione di Giselle. Confesso che per me, al secondo balletto osservato in un paio di settimane, è stata una rappresentazione piuttosto forte e difficile; se il primo atto vola via con un bel recitato ed una serie di aggraziate ed applaudite esibizioni dinamiche ed atletiche dell’intero corpo di ballo, con i protagonisti maschili sugli scudi, accompagnato da una musica allegra, ma soprattutto da un’atmosfera disincantata, che conquista e riporta al romanticismo quasi da feuilleton, completamente diverso è il secondo atto. Le situazioni cupe, la musica crepuscolare, la presenza leggiadra, ma inquietante delle Villi, che si esibiscono in una serie di passi, vicini al virtuosismo, hanno fatto piombare me, ma non solo, in un clima pesante, che se facilmente riporta all’ideale estremo, la morte per amore o d’amore, del romanticismo più oscuro, ha però riaperto in me ferite ancora profonde e mai rimarginate (ancor viva e presente è la perdita di mia madre).
I tre scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro EuropAuditorium di Bologna