Giudizi

Da Cuordicarciofo
Voi giudicate?
Io ho smesso.
Non è che mi sia mai piaciuta tanto in quella veste, ma ecco, lo facevo eccome.
Mi eleggevo a giudice delle emozioni, mi lanciavo in critiche sulla vita altrui senza neanche accorgermene. Con quali motivazioni credessi di essere nel giusto non le ricordo più.
Vi dicevo, ora ho dismesso la toga.
Finalmente.
Unica nota: rimango irrimediabilmente irritata da tutte le manfrine che vengono sciroppate a me o agli altri.
Il giudizio è una pratica comoda, che ti permette di non guardare più a fondo nella tua vita, di spargere, come fossero coriandoli, colpe a destra e manca, una buona scusa per non dirsi che si è gli unici artefici delle proprie scelte.
E allora ci si sente colpiti, da ciò che gli altri fanno o dicono perché ci si sente impantanati nella propria debolezza. Si sprofonda lì, in quei cuscini morbidi e si smette di vedere chi ti passa di fianco, di ascoltare i toni, i colori delle voci.
Non è questione di non affermare i propri princìpi, o i propri gusti.
E' che ogni vita ha i suoi accadimenti, che portano ad agire in una maniera piuttosto che un'altra.
Chi sei tu, per giudicare le mie scelte, le mie azioni, i miei lamenti, i miei sogni.
Che ne sai di cosa mi ha portato fin qui?
E se lo sai, perché ritieni che il mio modo di agire sia passibile di giudizio?
Ogni persona è unica, la pratica dell'attenzione quando si legge o si ascolta altro da sé è merce rara.
E soprattuto la compassione. Il mettersi nei panni dell'altro "sentendo" insieme. Non distaccata pietà, non rigoroso giudizio.
Oh io lo so che sono pensieri triti e ritriti, ma ormai tutto è già stato detto che pare inevitabile non ripetersi. Eppure ancora c'è chi lancia sciabolate, incurante di ferire, senza prendersi la briga di guardare oltre il proprio bisogno di mettersi in pace, giudicando chi, senza magari neanche volerlo, ha passato il dito su una ferita aperta.
Io ad esempio ho pensato che mai avrei odiato qualcuno.
Io? Signorina Perfezione? C'est ne pas possible.
E invece è successo.
E' successo anche che cercando di capirne di più, mi sia trovata stranamente in sintonia con certi pensieri appartenenti a  chi credevo di odiare. E così ho deciso di smettere.
Ho deciso di pensarci venti volte prima di lanciarmi in invettive che non siano supportate da segni evidenti di ingiustizia.
E lo scrissi tempo fa con questa frase: "E la cosa buffa è che comprendo".
Che poi a voler ben guardare, come mi scrisse chi raccolse quel pensiero, è un'arma a doppio taglio. Una maledizione a volte, perchè non riesci a uscire dai panni dell'altro e a mettere la giusta distanza, una benedizione, perchè ti regala una sorta di pace.
Avete capito cosa ho scritto? Io inizio ad avere seri dubbi. Che il flusso di coscienza se lo possono permettere solo certi bravi scrittori!
Sopportate. Mi passerà :D