FORSE UNICA REALTA’ DAL VALORE VERAMENTE INCALCOLABILE PER IL MONDO DEL CICLISMO, GLI APPASSIONATI HANNO RIEMPITO ANCORA LE STRADE DEL GIRO.
QUALCOSA PERO’ HA STONATO; IL VERGOGNOSO PASTICCIO DEL CROSTIS, ED IL COMPORTAMENTO SEMPRE PIU’ INCOSCIENTE DI MOLTI APPASSIONATI ALLE CORSE.
1° GIUGNO; MANCANO 30 GIORNI AL VIA DEL 22° GIRO FEMMINILE.
Certamente l’aspettativa comune è leggere della corsa rosa appena finita. Due, tra tante altre, sono le cose emerse dalle tre settimane del Giro; la prima è che dopo la presa per il sedere verso il pubblico con il cambiamento del percorso nella tappa del Monte Crostis (e l’annullamento della scalata a quest’ultimo), si evince come tutto il “movimento ciclistico” sia sempre più un “baraccone ciclistico” senza capo ne coda. Il secondo guarda al comportamento sempre più preoccupante di noi appassionati quando siamo alle corse.
È certo che riguardo al Monte Crostis l’Unione Ciclistica Internazionale abbia aspettato troppo per dire; “Ragazzi, fermi tutti! Di lì non si passa!”. Si è detto che correre in quelle strade avrebbe costretto i ciclisti a rimanere per quasi 40 chilometri senza le rispettive ammiraglie al seguito. Per una tappa presentata nell’autunno dell’anno scorso, non è accettabile aspettare l’ultimo giorno per aprir bocca. Mesi di preparazione, settimane di lavori, con almeno la consolazione di pochi soldi spesi visto che le protezioni usate erano quelle prese in prestito dalle piste dello Zoncolan. Per il resto decine di volontari pagati con un panino e un bicchier di vino.
Alcuni Gruppi Sportivi hanno reputato pericolosa una strada, affidandosi a notizie di mesi prima, senza andare a vederla prima del Giro quando i lavori per la messa in sicurezza erano ultimati. La decisione dell’UCI è figlia della minaccia dei GS sulla necessità di tenerseli buoni, perché gli stessi GS minacciano – per questioni di guadagno – di costruirsi una specie di calendario alternativo in stile Formula 1. Il Presidente dell’FCI Renato Di Rocco è vice-presidente dell’UCI. Possibile non avesse saputo niente per tempo? Una presa in… Giro, e basta. Certamente nel futuro gli stessi organizzatori non si faranno sorprendere come in questa occasione, e chiederanno lumi all’UCI fin dall’inizio. Però nel vedere tutte queste manovre politico-sportive prendere corpo, si esalta il fatto che il ciclismo di oggi non si merita il pubblico che ancora gli è rimasto.
Proprio riguardo a noi appassionati, la situazione riguardante il comportamento alle corse sta diventando sempre più insopportabile. Che di corridori un po’ speciali a fianco dei ciclisti se ne siano visti di tutti i tipi, e solitamente molto spassosi, questa è cosa nota da qualche decennio. Ma ora si sta andando verso situazioni di pericolo, probabilmente sbronza-dipendenti, e che vogliono inventarsi di tutto per apparire in televisione per un momento. Durante il tappone dolomitico, poi nel salire lo Zoncolan, e ormai anche in tante altre salite, il pubblico si comporta ai limiti della sopportazione. Non è possibile vedere gente rimbambita dalle birre, o proprio cretina di suo, urlare come un’ossessa nelle orecchie dei ciclisti. Oppure gruppetti di 3 o 4 persone quasi circondare il ciclista in fuga dimenandosi e sbracciandosi come dei tarantolati. Durante un traguardo volante della corsa, eravamo a circa metà Giro, un ragazzino in bicicletta entra in strada e percorre 200 metri di percorso fiancheggiando il gruppo. Cose da pazzi incoscienti. Tutto per “entrare” nell’inquadratura un’istante, senza rendersi conto del pericolo corso, visto che ci sono automobili e motociclette che viaggiano a 80/90 chilometri orari.
Per trent’anni abbiamo visto due corse; quella del corridore ansimante in salita, e quella dell’appassionato che correva a due metri di distanza incitandolo. Era un momento simpatico, ma oggi questo all’appassionato non basta più.
Torniamo a incitare i ciclisti, se vogliamo corrergli al fianco facciamolo solo su strade larghe, spaziose, e non serve urlare loro addosso come dei folli disperati. Se dobbiamo avere un comportamento da curva di stadio calcistico anche appresso al ciclismo, stiamo attenti perché se c’è una cosa che nel ciclismo non è ancora arrivata in grandi dosi è l’inutile, insopportabile e gratuita stupidità del pubblico. Però stiamo iniziando a portarcela. Già quest’ultima ce la mettono i ciclisti che imbrogliano, se ci mettiamo anche noi, buonanotte.
Conclusione per parlare di doping. l’operazione “borracce trasparenti” è ottima per l’immagine, ma non cambierà le cose. Magari cambiandola con l’operazione “manette sempre pronte” qualcosa combini. Quando poi al Processo alla Tappa dei rappresentanti del GS Lampre (questa poi!) portano un quadernone contenente un decalogo che parla di etica nello sport, ricordiamoci che negli ultimi 50 anni sono state incise e cantate migliaia di canzoni che parlano di libertà, rispetto, pace ed amore. Infatti oggi il mondo è il Paradiso, giusto?
Alla prossima.