Eccola Giulia che viveva in fondo al mare, venuta a galla per riuscire a prender fiato, che aspetta senza fretta che arrivi la sua maledizione.
Giulia ha avuto notti senza sogni, ha aspettato carezze mai arrivate, elemosinando briciole di sguardi, ha avuto amori devastanti, di silenzi smisurati, che laggiù in fondo al mare se apri bocca puoi soffocare. Giulia si è fatta crescere le spine intorno al cuore, che alla fine è l’unico modo per difendere la sua illusione di essere felice. Giulia che vedeva in quelle profondità la sua vita che svaniva su marciapiedi addormentati.
Giulia che sogna amori travolgenti, quelli fatti di treni che non partono, quelli da baciarsi sui ponti la sera, da lasciare in giro emozioni sparse qua e là. Amori di “camminami nel cuore”, di “tienimi vicino quando ti voglio allontanare”, di lenzuola sopra il viso, carezze date a voce, sogna montagne da scalare tenendosi per mano, che una vita di pianure non ti fa sentire viva, sogna passioni sviscerate come panni stesi al sole e pianti senza fine da sfogare negli abbracci. Sogna vite in parallelo che si guardano nell’anima.
Ma rimane nel suo mondo, che la terraferma fa paura, meglio deserti in movimento, che nelle tue profondità ci sono solo insidie conosciute. Meglio muoversi in disparte, con bracciate più rabbiose. Meglio vivere sott’acqua che se piangi non si vede.
Giulia che nuota fino a riva e che prova a camminare, Giulia sorride fra la gente e cerca un sogno preso a rate, lei parla poco e in silenzio si ripete “non scordarti mai il dolore che hai provato”. Ma il tempo scorre piano e cancella le ferite e non ci sono più le spine intorno al cuore, prova a mettere da parte la sua esistenza negli abissi, si è strappata vie le squame per non farsi intercettare, apre bocca e non affoga e soffia fuori le parole, prova a fidarsi della gente, forse non farà poi così male, i suoi venti di bufere hanno cambiato direzione.
Giulia che si imbatte in due occhi di rincorse a perdifiato, che si lascia abbandonare da sussulti di risate, quella voce cura il male di una vita di paure, quelle braccia sono rami su cui potersi addormentare. Le parole sono quelle, i sospiri di rugiada, era quello che sognava al di là dei suoi pensieri. Era quello che voleva, le sue preghiere esaudite, il dio del mare questa volta si era mosso a compassione.
Giulia vive ed è felice ha ripreso anche a nuotare, lui le dice “andiamo sotto che ci sono meraviglie”, lei si convince che sia giusto che stavolta non farà male, guarda il cielo e prende fiato e si immerge fra le onde, sicura di aver trovato il suo paradiso da baciare.
Eccola la sua maledizione!
Adesso Giulia è alla deriva, lei si è persa nei fondali, sta vagando alla ricerca di uno strapiombo in cui sparire, i suoi sorrisi frantumati e la sua anima essiccata.
Son passate le stagioni, ma sulla spiaggia è tutto uguale, i mercati e le balere, ma nelle sere tempestose qualcuno parla ancora di Giulia, che viveva in fondo al mare.
“Devo essere una sirena. Non ho paura della profondità e ho una gran paura della vita superficiale. “(Anaïs Nin)
Per tutte le sirene che si ostinano a sognare. (Sirens – Pearl Jam)