Giulio Giorello: «imparo più dalle bestie che da Odifreddi»

Creato il 19 dicembre 2013 da Uccronline

Fu Adolph Hitler che emanò per primo una legge per i diritti degli animali il 24 novembre 1933, per questo oggi Federfauna, la confederazione che riunisce associazioni di allevatori e commercianti di animali, assegna annualmente il premio intitolato al Führer agli animalisti più convinti.

Anche il mondo scientifico è implicato in questa battaglia, se gli animalisti combattano la vivisezione e i test medici sugli animali attaccando e boicottando i convegni scientifici (ricordiamo gli insulti a Rita Levi Montalcini), gli scienziati rispondono tramite comunicati e articoli, con l’intervento di prestigiose riviste scientifiche contro l’animalismo, chiedendo addirittura di ampliare le direttive sulla sperimentazione animale per non fermare la ricerca medica.

In America è stata escogitata allora un’idea che potrebbe zittire definitivamente il mondo scientifico: un gruppo per i diritti degli animali, “Nonhuman Rights Project” (Nhrp), ha intentato causa presso la Corte Suprema di New York per far dichiarare che gli scimpanzé “persone legali”, con particolare riguardo a quelli usati in alcune ricerche presso la Stony Brool University. Per gli animalisti gli animali cognitivamente avanzati non dovrebbero stare in uno zoo o in un laboratorio di ricerca, perché sarebbe schiavitù. Insorgono gli scienziati, per primo il presidente dell’Associazione Nazionale per la ricerca biomedica di Washington Frankie Trull. «E’ una violazione dell’uguaglianza», replicano gli animalisti, «non considerare gli scimpanzé come persone legali, con tutti i diritti legali, solo perché c’è una qualità che li contraddistingue dagli uomini, e cioè che non sono umani». Non fa una piega: “solo” (sic!) perché non sono umani, non vuol dire che non sono umani. La pedissequa logica porta alla mente la frase di Umberto Veronesi del 2008: «Bisogna tutelare gli embrioni degli scimpanzé perché anch’essi sono progetti di esseri umani».

La tematica, come si vede, è ghiotta perché stuzzica gli appetiti dei riduzionisti anti-teisti, che finalmente possono tornare ad equiparare l’uomo ad uno scimmione, negandogli così ogni fastidiosa unicità che chiamerebbe a gran voce una spiegazione metafisica. A questo riguardo l’intervento, ad esempio, dello stesso Veronesi e di Valerio Pocar. Anche il filosofo e matematico laico (intelligentemente laico, almeno lui) Giulio Giorello è intervenuto, curiosamente usando alcune citazioni di Charles Darwin come fonte autoritaria per qualsiasi argomento, compreso l’esistenza dell’anima, addirittura per replicare al Fedone di Platone. Eppure era proprio lui un paio di anni fa a criticare” “l’ideologia neodarwiniana”, aggiungendo che «Darwin non ha mai preteso di aver spiegato il mistero della vita».

Giorello si dice dubbioso sull’esistenza dell’anima negli uomini, mentre non esclude «la Resurrezione della carne». Curioso come chiude l’intervista: «Molto spesso le bestie ci ispirano di più degli uomini. Parafrasando l’etologo Frans De Waal, ho da imparare più da un bonobo che dal professor Piergiorgio Odifreddi». Per alcuni questo accostamento è in realtà un complimento. Per Odifreddi, ovviamente.

Battute a parte, vale la pena chiudere con le parole del prof. Massimo Introvigne, sociologo ed esperto di scienza delle religioni: «Ben venga l’ecologia come rispetto del creato. La mia perplessità riguarda tuttavia coloro che si preoccupano di salvare le foche e gli scimpanzé e non si curano della difesa degli esseri umani. Ho sempre ben a mente le parole di Benedetto XVI, secondo cui la maturazione di una coscienza ecologica passa innanzitutto dal rispetto di una “ecologia umana”».

La redazione


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