Giulio Piccini, Sarah Bernhardt, sue avventure a Firenze (1885) – 1

Da Paolorossi

Firenze – Santa Croce

Questa donna oggi affascina il mondo!… Tutti parlano di lei, ogni giorno in tutte le lingue d’Europa si sciolgono inni alla sua grazia, alla sua prodigiosa versatilità, alla sua intelligenza. E’ una dì quelle grandi ammaliatrici, di quelle seduttrici irresistibili, che passano incolumi tra le più ardenti passioni, come gli antichi immaginarono che le salamandre saltassero, piene di vita, in mezzo alle fiamme!
C’è in questa donna, nella sua persona, nella leggenda d’oro di stravaganze, di zingaresche avventure ond’è accompagnata, una profonda, irresistibile attrattiva. Si direbbe un prezioso frutto vietato, che tutti sono ansiosi di cogliere. Ha dipinto quadri, ha scolpito statue, ha pubblicato libri, ha scritto nei giornali, è salita in pallone, è stata applaudita tra i primi tiratori di scherma in Europa; non esiste oggi chi abbia ottenuto una rinomanza cosi universale.

Anni sono, invasa da uno de’ suoi estri di artista, da un’ora all’altra, essa prendeva una grande risoluzione. Lasciava la sua splendida dimora in Parigi, dava ordine di rispondere a chiunque fosse andato a cercarla con la unica frase sacramentale : Non è in casa! e partiva con due cameriere per l’Italia.
Arrivò a Firenze. Essa era partita perchè le era venuta, per cosi dire, una nostalgia dell’arte; Pittrice e Scultrice, aveva sentito una smania di venir qua, di passare alcune giornate dinanzi ai nostri capolavori, di copiarli….

Alla stazione l’aspettava un solo amico, che aveva avvertito per telegrafo…. scese dal vagone tutta vestita di nero, in capo una piccola tocca bianca…. e se ne andò a stare nel Lungarno, al primo piano di un palazzo, che era stato preso in affitto per lei al prezzo, di mille cinquecento lire per un mese!

Sarah Bernhardt era felice! Vedeva per la prima volta Firenze, contentava uno de’ suoi più fervidi sogni d’artista. Usciva ogni giorno alle 10 della mattina, se ne andava nelle Gallerie dei Pitti, degli Ufìzii, e vi rimaneva sino all’ora della chiusura, senza prender cibo, tutta intenta a’ suoi studii, a prendere appunti, a far disegni sul suo taccuino.
Poi, alle 3, alle 4, se n’andava nelle chiese, sempre accompagnata da un vecchio cicerone, che  le era straordinariamente affezionato. Essa pagava quel vecchio (curioso tipo di popolano fiorentino!) in maniera che costui la chiamava sempre: Eccellenza, principessa! E non ci fu verso di persuaderlo a chiamarla signora, come ella avrebbe voluto.

Santa Croce era la chiesa preferita da Sarah Bernhardt. Un giorno, entrando nel tempio, vide un monelluccio, che sopra uno scalino della gradinata disegnava con un pezzo di carbone. La elegantissima signora, all’uscire della chiesa, si fermò ad osservare quello che faceva il ragazzo. Fu meravigliata del suo lavoro capriccioso ; più meravigliata, quando ebbe saputo che non aveva mai studiato, che lavorava a quel modo per semplice inclinazione, di poesia, egli diceva. Il ragazzo poteva avere tutt’al più undici anni! Si chiamava Giuseppe Calzi.

Essa, sempre vivace, sempre pronta agl’impeti generosi, gli dette una piccola somma, e gli disse di farsi condurre la sera in casa sua dalla propria madre, e gli lasciò il suo indirizzo, senza palesargli, ben inteso, il nome.
La madre era una povera donna, che viveva chiedendo 1′ elemosina. Fu sbalordita alla vista del denaro, la sera si presentò al palazzo ove abitava la grande attrice. Que’ due esseri, tutti coperti di stracci, furono condotti dinanzi alla donna, modello di una eleganza sovrana, tipo del fasto, in cui può sfoggiare una signora delicata, che ha avuto come aiuto alla sua immaginazione sfarzosa vari milioni, guadagnati e prodigati, con la fiducia di chi sa di poterli sempre ricuperare!
Sarah Bernhardt si degnò di abbracciare il bambino (che davvero era poco pulito): si obbligò a dare cento franchi al mese alla madre perchè lo facesse istruire.

Oggi quel ragazzo fiorentino, grazie alle cure di Sarah Bernhardt, è uno dei pittori in porcellana più promettenti nella famosa fabbrica di Sèvres.

Bisogna vedere come Sarah Bernhardt è beata, quando fa o racconta una di queste azioni, che non sono rare nella sua splendida esistenza.

Sarah Bernhardt è stata accusata (veramente la parola è poco propria; o almeno l’accusa è piena di circostanze attenuanti) di aver avuto troppi amori!…  Dicono che ha il cuore facile. E non è vero. Come tutte le donne intelligenti, essa è appassionata, ha una profonda sensibilità. Ma come in tutte le donne, che non sono volgari, e che anzi hanno alte qualità, l’amore le ha procurato i più serii turbamenti.

E stata indifferente, e questo è naturale, agli omaggi clamorosi, alle persecuzioni idiote e fanatiche, allo sciame di pusilli, che ogni donna leggiadra vede svolazzare ubriachi intorno al fiore della sua bellezza, ma immaginatevi la passione seria, sincera in un cuore come quello !…

( Giulio Piccini, Sarah Bernhardt, sue avventure a Firenze – tratto da “Attori, Cantanti, Concertisti, Acrobati” – R.Bemporad  & Figlio, Firenze – 1897 )


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