Un’altra fiera caratteristica era quella degli uccelli, che si teneva fuor di Porta Romana, la vigilia di San Michele ; fiera che si fa ancora, ma che non ha più l’ importanza né desta la curiosità di quelle di settanta o ottant’anni fa.
Tutti i cacciatori aspettavano cotesto giorno per provvedersi dell’occorrente per la caccia: come pania, gabbie, pispole e reti. Ma l’oggetto principale erano i richiami: fringuelli ciechi, pettirossi, pèppole, tordi, e tutti gli altri uccelli che dovevan mettere in mezzo i loro compagni, perché male comune, è mezzo gaudio.
Quegli uccelli da richiamo, molte volte salivano a un prezzo esagerato. Con quei quattrini, e’ era da comprare un puledro ! Ma i fanatici che avevan dei paretai rinomati, non badavano a spesa; e si lasciavano accalappiare da certi furboni, che facevan loro pagare perfino dugento e trecento lire un fringuello o un tordo bene ammaestrato. Paion cose incredibili, ma son proprio vere : e e’ è ancora qualche vecchio, raro s’ intende, che potrebbe farne fede e citare ad esempio il famoso conte Galli, al quale appiccicavan certi tordi, che dovevan parer tenori e che non aprivan mai il becco. L’avranno messo in mezzo ; ma in compenso glieli facevan pagare tanto cari !
Il viale del Poggio Imperiale, quella mattina, era un incanto; specialmente se faceva bel tempo. Da tutte le gabbie attaccate ai rami delle querci e dei cipressi, usciva un cinguettìo, un fischiare, un trillìo continuo, d’un effetto stupendo.
Pareva d’essere in un bosco incantato, invece che a una fiera.
Ma tutto il chiassoso pigolìo andava a mano a mano scemando, fino a cessare completamente verso le dieci, ora nella quale la fiera era bell’e finita, e tutti i cacciatori venivan via invadendo le strade di Firenze, con le gabbie infilate nelle mazze che portavan sulla spalla, e coi fagotti delle reti, le pentole della pania ed un’ infinità d’ utensili. Molti di costoro avevano da far parecchie miglia a piedi, perché allora non e’ erano le comodità che ci sono oggi, e bisognava far la strada gamba gamba; soltanto i possidenti venivano col calesse ed un contadino per portar le gabbie e gli altri acquisti fatti.
Per San Michele, il 29 di settembre, aveva luogo la gran fiera delle giuggiole, fuori di Porta alla Croce. A Sant’Ambrogio, dopo le funzioni, quel giorno, dal tetto della compagnia, tra Via di Mezzo e Via de’ Pilastri, alcuni fratelli che vi salivan su, brucavano le giuggiole da un grosso ramo di giuggiolo che vi facevan portare e le buttavan giù a manciate.
Non è da credersi la ruffa che si faceva. Era un divertimento bellissimo, e vi assisteva molta gente dal cimitero della chiesa, sbellicandosi dalle risa.
( Giuseppe Conti , tratto da “Firenze vecchia – Storia, cronaca anedottica, costumi (1799-1859)” , 1899 )