“Sino a quattro anni fa vendevo centri di benessere. Con una media di 750 milioni di euro di fatturato e dodici dipendenti, chiudevo contratti per un miliardo e ottocentomilioni di euro. Crescevo, sì, ma nel periodo sbagliato. Nel 2008 ho chiuso la mia attività, licenziato il personale, ma non ha smesso di sperare”
Così Giuseppe Iudici, nato a Taranto nel ’68, ma residente a Martina Franca, racconta la sua storia. Un declino iniziato per colpa di banche, che non hanno voluto concedere prestiti a dieci imprenditori, pronti ad aprire nuovi centri di benessere.
“Le istituzioni mi hanno deluso – spiega – Una delusione grande è arrivata dalla mia Regione. Tante email dirette al presidente e nessun riscontro. Ho registrato parecchia indifferenza”.
Alcuni mesi fa l’imprenditore ha messo in piedi “un’ associazione – dice – di brava gente, che vuole aiutare persone in gravissime difficoltà economiche www.associazioneiudici.it. Diamo voce a chi non ne ha. Per il momento abbiamo diecimila persone che chiedono aiuto, solo quattro donazioni non superiori a 300 euro. Ma non molliano”.
Iudici, che sta cercando un lavoro, ha ospitato nella sua casa la famiglia di Antonio, piastrellista disperato rimasto per strada.
L’imprenditore, che esclude un impegno politico diretto e che del presidente del Consiglio Mario Monti non ha un’opinione negativa, mette insieme sul sito una serie di ricette per uscire dalla crisi. “Non chiediamo assistenza – tiene a sottolineare – Non crediamo alle manifestazioni di protesta. Vogliamo gesti concreti. E qualche idea ce l’abbiamo. Possiamo mandare via la famosa casta e ripartire da zero, scalzando i politici con i volontari. Siamo stanchi di chi specula a danno della maggior parte delle persone. Facciamoci forti contro poteri forti e banche. Prima si comprava un albero che, lavorato, diventava un mobile. Questo processo consentiva un ricavo e il consolidamento del lavoro. Oggi pochi si arricchiscono a danno della maggior parte delle persone. E poi, non permettiamo alle grandi aziende di lasciare l’Italia, riprendiamoci il nostro Paese. Basta con i clientelismi e i favoritismi”.
Solo slogan, tanta demagogia e lei, poi, cosa ci guadagna? “Guardi – risponde – in pochi mesi siamo diventati migliaia. Questo è il miracolo vero. Uniti riusciremo a far cambiare le cose”.
Quanta attenzione c’è da parte dei media nei confronti di chi è in gravissime difficoltà? “Prima – dichiara – c’era interesse. Oggi si punta più sulle storie di speranza”.
I progetti nell’immediato? “Vogliamo unire la brava gente – replica – e creare progetti comuni sia sotto l’aspetto lavorativo che sotto quello politico”.
Si sente tosto? “Beh– afferma- per quello che ho subito avrei dovuto tirarmi un colpo di pistola. Passare dal lusso all’indigenza non è facile. Ma ho preferito continuare a vivere. E di questo sono felice. Mi sento carico e pronto ad incontrare altre persone nella mia situazione, battermi perché le cose per la brava gente tornino come prima”.
Cinzia Ficco