Pochi giorni fa ho incontrato Giuseppe Palumbo allo stand di Diabolik di Lucca Comics, dove, pur “assediato” dai fans che gli chiedevano una sua tavola originale del “Re del Terrore” o della sua conturbante compagna Eva Kant, ha trovato un momento per regalarmi il disegno qui a fianco con la simpatica dedica: “DK AUTENTICO NON TAROCCO – PER GIOVANNI“.
L’episodio mi ha dato l’occasione per chiarire questo specifico significato linguistico della parola “tarocco”, usata ancora oggi anche per indicare qualcosa di spurio, di non autentico, di non vero.
Sull’etimologia della parola “Tarocco” sono state date dozzine di interpretazioni diverse, esoteriche e essoteriche, nessuna delle quali però pienamente convincente e tutte prive di prove. Di certo sappiamo che con il termine “Tarocchi“, a parte le particolari arance siciliane, indichiamo, a partire dal Rinascimento, i mazzi di carte che si andarono strutturando in Italia nel Medio Evo, e che prima erano chiamate semplicemente Carte da gioco, Trionfi (gli Arcani Maggiori), ovvero Naibi (gli Arcani Minori di origine orientale).
Perché si dice che una cosa falsa è “tarocca”?
Secondo alcune ipotesi “taroccare” era un antico sinonimo di “altercare”, cioè litigare come litigavano spesso e volentieri i giocatori d’azzardo di carte e di dadi. Ma questo non spiega perché si usa dire che una cosa falsa è “tarocca” o “taroccata”, né in che modo questa accezione del termine sia legata alle carte dette universalmente Tarocchi. L’Accademia della Crusca propone un’etimologia assai convincente che sembra confermata anche dalle regole dei giochi di carte che ancora oggi sono i più diretti eredi dell’antico gioco del Tarocco. Nel Tarocchino Bolognese, interessante e complesso gioco di carte a coppie che ha ancora numerosi appassionati sull’Appennino tosco-emiliano, e che ricorda per certi aspetti il Tressette e il Bridge, è obbligatorio rispondere al seme della cosiddetta Carta Dominante, e si può giocare un “tarocco” (cioè una delle carte dei Trionfi, o Arcani Maggiori) solo quando si è sprovvisti di quel seme. Qualcosa del genere accade nel Bridge, quando si è autorizzati a giocare un atout in assenza del seme della prima carta giocata in ogni mano.
Ecco perché Giuseppe Palumbo, esperto illustratore dei miei Tarocchi della Spirale Mistica e principale disegnatore del famoso personaggio dei fumetti, nel dedicarmi un originale ritratto di Diabolik, ha così allusivamente “certificato” la sua autenticità.
Giovanni Pelosini