La ministra-distruzione MariaStella Gelmini, intervenendo con una specie di videomessaggio sul tema delle contestazioni organizzate in questi giorni dai precari della Scuola che stanno perdendo, insieme al lavoro, anche i loro diritti, ha rilasciato una dichiarazione secondo cui gli insegnanti in rivolta sono solo persone che si lasciano strumentalizzare dalla politica e che, per questo, non ha nessuna intenzione di incontrarli.
Qualcuno dovrebbe ricordare al ministro che affrontare i problemi e le questioni, anche spinose, della popolazione coinvolta nelle sue riforme non rientra nel campo delle sue scelte personali, ma in quello dei suoi doveri di lavoratore.
La Gelmini, fino a prova contraria, riceve uno stipendio per svolgere un compito, viene insomma pagata proprio per gestire delle avversità, e se non può permettersi di liquidarle con una dichiarazioncina a reti unificate non è tanto per un dovere etico o politico, quanto per una mera ragione contrattuale.
Chiunque di noi prenda spontaneamente un impegno e venga pagato per esso, non ha il benché minimo diritto di svicolare a suo piacimento pretendendo però di incassare comunque il salario.
E il fatto che l’arrogante, insopportabile ministra (che di affine con il concetto di istruzione ha solo la faccia da professorina stronza e incompetente, quella a cui era meraviglioso sgonfiare le gomme della macchina nelle ore dell’intervallo) sia obbligata ad incontrare i docenti, non è una questione di opinioni, di ideologie, o di giudizio sulla riforma da lei (da lei?) attuata, ma un semplice obbligo a cui la sottopongono i suoi doveri di stipendiata.
Non sono un avvocato, né ho le basi di giurisprudenza necessarie, ma mi viene quasi da pensare che ci possano essere gli estremi per una causa legale di inadempienza contrattuale, e magari di licenziamento per giusta causa.
Certo tutto questo ha un valore solo nel privato, il pubblico segue regole e meccanismi a sé stanti, ma io non posso esimermi dal sognare quanto sarebbe bello recapitare alla professorina del mincul-senza-pop una bella lettera in cui, gentilmente, la si informi che, a partire da domani, potrà anche non presentarsi a Viale Trastevere, visto che la sua presenza non è più gradita. Proprio come – giustamente - accade quando le aziende scoprono un dipendente che durante le ore va a fare la spesa, o un manovale che si rifiuta di scaricare cassette di melanzane perché spiacente, ma a lui proprio la parmigiana non piace.
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