Il mio pensiero, in questo ambito, è orientato alla tolleranza zero, ovvero io non sarei per tollerare che qualcuno si assuma il rischio di valutare le proprie condizioni quando assume alcol e/o droghe. Certo, è solo il mio pensiero ed in realtà è molto più articolato di così.
La mia questione però voleva essere centrata sul concetto di inasprimento delle pene e di come viene utilizzato. Posto che la giovinezza negli anni ottanta mi porta inevitabilmente a pensare che “prevenire è meglio che curare”, io credo che in certi ambiti le pene abbiamo perso la loro funzione.
Già in un altro post avevo commentato il fatto che spesso la pena non è più un deterrente ma un rischio da calcolare per valutare se un’azione sia più o meno opportuna.
Qui andiamo anche oltre, le pene si inaspriscono quando le possibilità di controllo disuniscono. Non posso più controllarti allora metto una pena più severa come deterrente. Credo che anche questo sia un po’ un fallimento.
Pensiamo al caso meno sfigato, non voglio riportare esempi catastrofici. Un ubriaco mi centra in pieno l’auto, me la distrugge. Ad oggi la mia auto vale due soldi, se fosse incidentata non prenderei il becco di un quattrino mentre da funzionante fa il suo mestiere.
Ecco, se uno mi disfa la macchina a me che paghi una multa, che venga frustrato, che debba stare giorni cosparso di pece e piume non me ne frega molto. Passato il sequestro dell’amigdala non è che mi cambi molto sapere cosa gli succederà, ormai il danno me l’ha procurato. Dopo è solo vendetta che chiamiamo giustizia, è solo cercare di commisurare il mio danno a quello che deve subire lui.
Secondo la inesauribile Wikipedia “La giustizia è l'ordine virtuoso dei rapporti umani in funzione del riconoscimento e del trattamento istituzionale dei comportamenti di una persona o di più persone coniugate in una determinata azione secondo la legge o contro la legge. Per l'esercizio della giustizia deve esistere un codice che classifica i comportamenti non ammessi in una certa comunità umana, e una struttura giudicante che traduca il dettame della legge in una conseguente azione giudiziaria.”
Cioè, non si parla di pena.
La Giustizia è prima del reato, dopo è già un fallimento. A me piacerebbe una situazione di tolleranza zero (ribadisco che sto estremizzando) ma controlli efficaci fino a quando la cultura sociale non recepisce l’importanza di non bere prima di guidare, non una pena inasprita che si abbatta con maggiore violenza senza restituire quello che il comportamento “asociale” ha tolto.
Se la certezza della pena quando un soggetto commette “comportamenti non ammessi in una certa comunità umana” è tale prima o poi tali comportamenti cesseranno. Difficile che la gente rinunci a scommettere sul fatto che non verrà presa in relazione ad un comportamento non ammesso.
Tutti noi siamo pronti a scommettere che non “verremo beccati”, a correre questo rischio poiché è trascurabile. Non importa quanto diventa ricco il piatto, se la percentuale di rischio non cambia la gente continuerà a rischiare. Invece chi controlla spera in questo, spera che alzare la posta faccia cambiare il rischio. Cambia la posta, il rischio è sempre lo stesso e dato che abbiamo imparato che le pene si inaspriscono perchè i controlli non sono efficaci, inasprire la pena non mi fa aumentare neppure il livello di rischio percepito, oltre a non modificare quello reale. Se invece la percentuale di rischio sale e sistematicamente chi infrange la legge perde la sua scommessa poi chi sarà disposto a rischiare?
Ribadisco, l’argomento è molto più serio di me che banalizzo tutto ma mi piacerebbe una Giustizia che fa il suo dovere e cerca di renderci virtuosi e non una Giustizia che deve ricorrere ai suoi fratelli maggiori, sanzione e pena.
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