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Giustizia o vendetta? La condanna dei khmer rossi e la legge di natura

Creato il 13 agosto 2014 da Pietro Acquistapace
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Una seduta del Tribunale Speciale per i crimini dei khmer rossi

La violenza fa parte dell’essere umano, nonostante oggi la tendenza sia di negare questa banalità, attribuendo il ruolo di “violento” soltanto al nemico. Essere riconosciuti come buoni sembra essere sempre più una necessità vitale nella politica odierna, arrivando ad un’estromissione della violenza dal quotidiano che rischia di sfociare spesso nell’ipocrisia. Ma che senso ha la costruzione di un sistema normativo che certifichi l’essere nel giusto, lasciando al nemico colpe e misfatti? La legge ha preso il posto di Dio, facendosi nuova autorità assoluta con la quale fare i conti. Ma veniamo alla Cambogia.

Pochi giorni fa il Tribunale Speciale per i crimini commessi dai khmer rossi ha condannato a vita Nuon Chea (88 anni) e Khieu Samphan (83 anni), due importanti figure della Kampuchea Democratica, ossia il regime che ha guidato la Cambogia dal 1975 al 1979. Il fatto che ad essere stati condannati sono gli ultimi due imputati rimasti in vita dovrebbe far riflettere in merito a questo tipo di processi. La giustizia umana deve sostituirsi alla legge di natura e condannare persone ormai giunte alla fine della loro vita? Proprio per arrivare a delle condanne prima che “finissero” gli imputati il processo è stato diviso in due filoni principali, dei quali solo il primo, legato ai crimini contro le minoranze musulmana e vietnamita nonché agli spostamenti forzati della popolazione, è giunto a conclusione.

Il Tribunale Speciale è stato in passato criticato più volte per la sua lentezza ed i suoi costi. Dal 2006, prima delle ultime due condanne, un solo imputato, Kaing Guek Eav direttore della prigione di Tuol Sleng, è stato condannato. E per arrivare alla sentenza definitiva l’accusa ha dovuto fare appello, in quanto la prima sentenza venne ritenuta troppo mite. In compenso per il tribunale, fortemente voluto dalle Nazioni Unite, sono stati ad oggi spesi circa 200milioni di dollari. Come se non bastasse, secondo alcuni giuristi esiste la possibilità che a livello giuridico i khmer rossi non possano essere accusati di genocidio, arrivando al paradosso di un impalcatura giuridica che si avvolge su sé stessa.

Dietro al tribunale ci sono vari interessi, probabilmente molti non vogliono che si arrivi ad una verità troppo completa, in particolar modo per quanto riguarda il sostegno a Pol Pot da parte di Cina e Stati Uniti in chiave antivietnamita, dopo il 1979. Significativamente il capitolo del processo appena concluso riguardava, come detto, questioni “minori”: oltre ai crimini contro le minoranze quelli consumati nel campo di Tuol Po Chrey contro i soldati fedeli a quello che fu il regime di Lon Nol. Si voleva forse una sentenza che facesse effetto sui media? In ogni caso la seconda fase del processo affronterà temi molto più scottanti, come le accuse di genocidio. Tuttavia c’è il rischio concreto che gli imputati non arrivino alla conclusione dei lavori.

Nonostante l’esistenza del Tribunale Speciale, quanto successo in Cambogia durante il regime di Pol Pot non è ancora stato chiarito, a partire dal numero delle vittime. La maggioranza dei cambogiani odierni non ha vissuto quei tragici giorni, il che pone ulteriori dubbi su questo tipi di processi. La recente sentenza giunge inoltre in un momento della vita politica cambogiana molto delicato. L’opposizione guidata da Sam Rainsy ha infatti accettato di riconoscere, dopo vari mesi, la vittoria elettorale di Hun Sen, uomo forte del paese giunto al potere nel 1979 a seguito dell’invasione vietnamita. Molti quadri del regime dei khmer rossi sono stati inquadrati da Hun Sen nella struttura statale, ulteriore motivo che rende il Tribunale Speciale abbastanza scomodo.

Oggi Hun Sen ha perso l’appoggio dei vecchi alleati, col risultato che sia Vietnam che Cina puntano su Sam Rainsy, sperando tramite lui di spingere la Cambogia a prendere posizione nelle contese sino-vietnamite. Ad appoggiare l’opposizione, anche se più freddamente che in passato, ci sono anche gli Stati Uniti. E mentre la politica, internazionale e non, segue il suo corso, Nuon Chea e Khieu Samphan sono ufficialmente i cattivi, il tutto a norma di legge. Molto probabilmente è giusto che queste due persone paghino per le loro colpe, resta tuttavia il dubbio sulla natura stessa dei tribunali speciali.

http://www.phnompenhpost.com/national/guilty-charged

http://terresottovento.altervista.org/?p=10985

http://www.cambodiatribunal.org/2014/08/07/trial-chamber-finds-nuon-chea-and-khieu-samphan-guilty-of-crimes-against-humanity-issues-life-sentences/

 

Fonte immagine Wikicommon


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