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“Givers” e “Takers”: per quale stile relazionale vorremo essere ricordati?

Creato il 28 settembre 2013 da Pandm

Sto leggendo con interesse “Give and take”. Libro di Adam Grant, professore della Wharton e forse il maggiore ricercatore di management sulla motivazione “Pro-social”.

Proprio mentre iniziavo questa lettura, mia moglie Annalisa mi segnalava questo video molto suggestivo:

http://www.youtube.com/watch?v=JPOVwKPMG8o&feature=youtube_gdata_player

Lo ha intercettato sul sito del Corriere della sera.

Ho trovato fortemente correlati video e libro, almeno dalle prime pagine che sto leggendo.

Cosa ho “letto” nel video? Nel momento in cui ci comportiamo da “giver”, doniamo qualcosa ad altri per il loro bene, stiamo facendo un investimento più ampio per il contesto che ci circonda. Non sappiamo a priori chi e quanti ne beneficeranno. Ma il potere è proprio questo: la magnanimità, il donare, è generativo. Ha la capacità di moltiplicarsi nei frutti. Potrebbe accadere che frutti ritornino a chi dona, ma quello che è certo è che si generano complessivamente benefici di gran lunga superiori ad una semplice transazione “do ut des”.

E’ un concetto suggestivamente espresso anche nel film “passa il favore” ed un differente modo di leggere i network, le reti, tanto in voga.

http://www.youtube.com/watch?v=4UbmjApXd14

Ma veniamo alle prime suggestioni del libro.

I tre maggiori elementi che sono stati considerati nell’analisi dei professionisti particolarmente efficaci sono stati: la motivazione, le capacità… e la fortuna.  Nell’attuale contesto è sempre più fondamentale un altro elemento: il modo specifico in cui ci relazioniamo con gli altri. Da questo punto di vista il prof Grant distingue sostanzialmente tali stili in:

  • Takers: si preoccupano prevalentemente di cosa ottenere, piuttosto che come contribuire. Sostanzialmente pensano di doversi preoccupare prevalentemente di se stessi, perché difficilmente ci penserà qualcun altro. Hanno sostanzialmente un paradigma “win-lose”.
  • Givers: si preoccupano di contribuire al benessere degli altri ed al bene comune più che dei propri interessi. Sono “other-focused”, si chiedono cosa possono fare per gli altri, più che di cosa possono ottenere da essi. I givers non sono disinteressati al proprio benessere. E’ piuttosto una questione di attenzione prevalente.

Sul lavoro i givers si notano per la loro tendenza a condividere informazioni, esperienza, il proprio tempo e le stesse relazioni che hanno. Sono quelli che danno suggerimenti (… giusti…), si rendono disponibili per mentoring, mettono in contatto le persone, complicano le proprie agende per utilità degli altri e non necessariamente per la propria.

E’ uno stile di relazione non così raro in generale nei contesti sociali. Pensiamo allo stesso contesto familiare. La famiglia non si regge se non con questo approccio.

Ma sul lavoro parlare di givers non è proprio il primo approccio (e nemmeno il secondo o il terzo…) che ci viene in mente.

Sul contesto lavorativo ci sono piuttosto i Matchers: una ricerca di bilanciare con attenzione l’uno e l’altro approccio.

Ma se parliamo di efficacia professionale, chi fra i takers, givers e matchers ottiene migliori risultati?

Differenti ricerche citate dal prof Grant dimostrano che alla base della piramide del successo ci sono i givers. Comprensibile, visto il loro approccio di preoccuparsi principalmente degli altri…

Ma allora chi troveremo in cima?

Qui la sorpresa delle stesse ricerche che riportano i givers alla base: in cima ci sono ancora i givers!

Forse una analisi più approfondita (e questa è anche una delle promesse del libro) ci farà scoprire givers che non sono remissivi e rinunciatari, ma fortemente ambiziosi e determinati, come a volte sono maggiormente visti i takers. Forse la vera differenza è verso cosa è riposta tale ambizione…

C’è un altro elemento importante sul successo dei givers. E’ qualcosa che mi ha ricordato alcune considerazioni di Martin Seligman sugli habit, le virtù. La virtù è generativa: non desta invidia ma ispira. Non stimola una reazione negativa, distruttiva, ma ispira una emulazione, genera ulteriori azioni positive.

Così il successo dei givers. Il successo dei takers in genere è associato ad un “loser”, che cercherà di ribaltare i risultati. Per l’approccio stesso dei givers, il loro successo è generativo e maggiormente sostenibile, è un effetto onda, un sasso nello stagno: genera a cascata benessere per tutti coloro che sono positivamente connessi con i givers.

Ma allora in cosa differiscono i givers efficaci da quelli che non lo sono?

… non lo so… ho appena iniziato a leggere il libro!

Ma, poiché vorrei esercitare questo per me affascinante stile relazionale del giver… prometto di condividere ogni lezione che mi porterà la lettura…

Buon lavoro… buon giving…

Francesco

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