Il Paradiso non è poi così lontano, se si possono contare su tre cose: una vecchia sedia artigianale regolabile, un pianoforte Steinway CD 318 e le dita (e la testa) di Glenn Gould (1932-1982). Tre elementi che assemblati insieme riescono a farci ascoltare la perfezione, quella musica che di terreno ha davvero ben poco. Ma non è giusto parlare solo della famosa sedia di Glenn Gould, sarebbe limitativo, non è l'unica in grado di portarci verso i primi gradini del Paradiso. Basta una sedia qualsiasi, per noi semplici ascoltatori, e una buona registrazione della musica del maestro, preferibilmente Bach, per poter arrivare da soli, con i nostri pensieri poco armonici e poco perfetti, dove non potremmo neanche osare. In questo momento in cui la crisi ci porta tutti verso varie specie di Inferni, verso l'imperfezione, verso pensieri esanimi e fantasmi sempre più robusti, ho pensato di offrire la musica di Glenn Gould come antidoto, una piccola cura a base di super-minuti che siamo liberi, se vogliamo, di vivere, di ingoiare in pillole.
Non a caso citavo sia le dita che la testa di Glenn Gould, come strumenti per portarci oltre il quotidiano. E' lui stesso a chiarire questo concetto: ""Il pianoforte non si suona con le dita, ma con la testa" Quanto è vera questa affermazione, ma non parlo solo della musica, ma anche di tante altre sfere della nostra esistenza che approcciamo con sensi e visioni troppo primitive. A volte, anzichè spegnersi in una esplorazione (e ascolto) della realtà passiva e monocorde, sarebbe opportuno condividere un certo radicalismo, come quello pianistico espresso da Gould. Non fraintendetemi, non parlo di diventare demoni del'esagerazione, come è stato definito il maestro, ma di ricercare, senza compromessi, il suono della perfezione in tutte le cose che facciamo e pensiamo. Ma è solo una ispirazione di cui appropriarsi, una tensione spirituale da avvicinare, più che una meta finale vera e propria da dover raggiungere. L' arrivo, la risoluzione, è alla portata di pochi, per questa parte dell'ultimo viaggio dobbiamo necessariamente affidarci, con fiducia, alle intime esplorazioni della realtà, e della musica come grande viatico, di artisti come Glenn Gould.
Nelle immagini che ho riportato sopra avrete notato la famosa sedia di Glenn Gould, che il maestro, come possiamo vedere, si è sempre portato dietro come un pezzo essenziale di se stesso, delle sue interpretazioni. Senza quell'oggetto apparentemente tecnico, bizzarro, privo di valore spirituale, lo stesso Gould non saprebbe risalire alle complesse mappe verso il Paradiso, manca un interprete, una bussola magnetica; insomma, si fermerebbe anche lui a metà strada. Un oggetto che appartiene a un livello diverso da quello fisico, è una proiezione di Gould stesso, connesso con le sue fibre alle energie del passato e del futuro, è una sedia per il Paradiso, che fa fatica a affrontare un semplice e scolastico presente. ma come dicevo all'inizio di questo articolo, manca un terzo elemento. Se abbiamo il capitano e la bussola, manca una nave in grado di affrontare oceani sconosciuti, fondali pericolosi e improvvise tempeste. Glenn Gould riesce a non affondare, e giungere a pochi centimetri da coste insperate con il suo terzo elemento, il suo pianoforte Steinway CD 318 al quale come è noto il maestro non ha mai saputo rinunciare, a costo di cancellare concerti o, una volta danneggiato, di continuare a registrare comunque, cercando la perfezione con uno strumento oggettivamente ormai imperfetto. Da queste poche righe si percepisce facilmente la compessità dell'animo e della musica di Glenn Gould, la sua genialità, la passione divorante per la perfezione, la grande e conseguente eccentricità.
Glenn Gould per tutta la sua vita suonò il suo piano seduto sulla stessa sedia fabbricata, su sua indicazione, dal padre. Molti definivano questo oggetto “la sedia da campeggio” che cigolava ignobilmente durante i concerti e le registrazioni (già disturbate dall' inarrestabile canticchiare del maestro). Questa sedia speciale consentiva a Gould di posizionarsi a 35 cm dal suolo; la seduta era dunque più bassa di circa venti centimentri rispetto a una normale e la sedia doveva essere regolabile in modo estremamente preciso, maniacale, oltre che essere leggera e trasportabile ovunque. Ma le ossessioni di Gould non finivano certo qui, come la perfetta regolazione della temperatura dello studio di registrazione o la paura di ammalarsi continuamente, che lo spingeva a indossare sempre indumenti pesanti, come sciarpe e guanti, anche in piena estate, e a evitare sempre più il pubblico, problema che poi lo portò a abbandonare i concerti a 30 anni, e negli ultimi anni a evitare contatti con tutti, affidandosi al telefono e alle lettere, per allontanare, sconfiggere i germi dell'umanità che tanto temeva. Esiste un diario che raccoglie tutte le sue manie, o disturbi, scritto da Glenn Gould stesso. Michael Stegemann autore di una approfondita biografia di Gould, definisce questo indecifrabile genio "fra sentimento e calcolo". L'abbandono dei concerti per le registrazioni in studio viene spiegato dallo stesso Gould, che (non citando il suo ipocondrismo) parla di una scelta prettamente tecnica: "È l'unica forma di lavoro (in studio) che mi interessi ancora... La sala da concerto è morta stecchita". Il maestro considerava dunque l'incisione discografica una forma d'arte autonoma in grado di offrire sia all'interprete che all'ascoltatore l'esecuzione musicale ideale.
Ma sono le parole stesse di Gould a avvalorare la mia strana tesi della sedia in paradiso, della ricerca di una terra di mezzo, un nuovo modo e spazio per interpretare e ascoltare: "Mi dedico soltanto a quelle cose che voglio veramente fare e che fanno vibrare una corda nel mio intimo… Sarebbe davvero meraviglioso se quello che noi realizziamo in forma di incisione si avvicinasse per quanto possibile alla perfezione, non soltanto tecnica, ma anche e soprattutto spirituale."
Ma arriviamo alla musica vera e propria: sopra potete vedere (e ascoltare) un video di una delle più celebri interpretazioni di Glenn Gould, le Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach, composte originariamente per un clavicembalo a doppia tastiera (uno strumento diffusissimo prima dell’avvento del pianoforte). Si tratta dell'opera più geniale mai composta per questo strumento, sia dal punto di vista tecnico che per le connessioni musicali e matematiche. Ascoltare le incisioni di Gould delle Variazioni Goldberg (le due del 1955 e del 1981) è una esperienza emozionante, si riesce a avvertire la voce di Gould (il solito canticchiare come un bambino entusiasta) e il suo respiro, elementi fuori dall'ordinario artistico che offrono all'opera essenziali componenti umane, che completano la perfezione tecnica della composizione di Bach sovrapposta allo stile innovativo di Gould. E' facile in questo caso condividere la definizione di Michael Stegemann di Glenn Gould come anima tirata da due cavi antitetici, "fra sentimento e calcolo". Glen Gould riesce a proiettare Bach nel mondo moderno, entrambe le registrazioni delle Variazioni Goldbergs sono state acclamate dalla critica, anche se molto diverse l’una dall’altra. La prima altamente energica e caratterizzata da tempi frenetici, mentre la secondo è più lenta, introspettiva, intima. La storica incisione del 1955 fu un clamoroso successo mondiale di vendita.
Le scelte esecutive e interpretative di Gould furono sempre personalissime, spesso antitradizionali, ma sempre motivate da studi, analisi approfondite e letture. Grande studioso di storiografia e tecnica musicale, Gould oltre alle proprie fantastiche interpretazioni ci ha lasciato anche molte considerazioni e riflessioni sul lavoro di diversi musicisti, si tratta di una attività di saggista che spazia dalla musica rinascimentale a quella contemporanea. Sono molte note le sue critiche (o antipatie) verso autentiche icone musicali come Mozart e Chopin, cosa davvero soprendende per un pianista, ma in questo caso si trattava di scarsa empatia per la musica romantica in generale; Gould amava la musica che sapesse esprimere una certa complessità, come quella che trovava in Bach, la polifonia e il contrappunto. E' lapidario e provocatorio il maestro quaanto parlando di queste tematiche afferma: "Non riesco a capire le cose troppo semplici". Gould ha inciso diversi altri brani di Bach e di altri compositori, come Beethoven, Mozart (nonostante le critiche) e opere meno note di Sibelius, Richard Strauss, Arnold Schoenberg.
Glenn Gould ha rappresentato un nuovo modo di pensare la musica, anche i suoi scritti su altri compositori hanno aperto nuove prospettive e interpretazioni; Leonard Bernstein ha definito questi scritti «una lunga serie di deliziosi e provocanti shock». Tra psicosi, innovazioni, provocazioni, il suo approccio fisico e emotivo (quasi un abbraccio) al pianoforte, il genio di Gould continua a dipanarsi ben oltre la morte dell'artista, due giorno dopo il compimento dei suoi cinquant'anni. Il suo ultimo disco, una nuova esecuzione delle Variazioni Goldberg, viene presentato il giorno del suo funerale, tanto per ricordarci che anche dopo di lui sarà sempre disponibile una sedia magica che ci potrà far accomodare in qualsiasi momento, per qualche minuto e per qualche nota, nei saloni esclusivi del Paradiso. Sotto trovate una serie di video/documentari molto interessanti per approfondire la musica, e la testa, di Glenn Gould.