Questo è l'ultimo accessorio del babbo di Genitori Crescono, il quarto della serie, ed è "uscito" giovedì scorso. Visto che la rincorsa è ormai il mio mestiere, lo pubblico per intero col dovuto ritardo. Buon lunedì.
Se fossimo oche si potrebbe parlare di imprinting. Invece siamo babbi quindi esseri umani e per di più adulti: sul fronte apprendimento, quel che è fatto è fatto.
Eppure, quando nacque l'uomo piccolo, la happy family faticosamente costruita in due anni di alchimie genitoriali si spezzò e tutti manifestarono grandi sofferenze: la donna grande, che dall'alto dei suoi 2 anni grande non era affatto, si vide spodestata dal ruolo di piccola di casa per passare a quello molto più scomodo di sorella maggiore. Molto più scomodo ed anche meno esclusivo visto che il tempo della profe era dedicato soprattutto all'uomo piccolo e alle sue esigenze.
La ragazza non la prese tanto bene e ne aveva tutto il diritto anche perché la frequenza del nido acuiva il sentimento della separazione. Anche desian non la prese bene, ché tutte quelle interminabili poppate lo mettevano sempre all'angolo. (Ricordiamo a malincuore che 6 anni fa desian non era ancora il babbo perfetto che tutti conosciamo oggi...). I due avrebbero potuto consolarsi a vicenda ma purtroppo le geometrie dei sentimenti non sono così semplici: la donna grande voleva solo la mamma (e non ha mai smesso); desian voleva, nell'ordine, la sua compagna e l'uomo piccolo, col quale era tutto da cominciare.
Risolto dall'uomo piccolo medesimo che, con brillante intuizione, non ne voleva sapere di prendere sonno tra le braccia amorevoli della profe. La poppa sì, le coccole anche, ma rigorosamente sveglio. Piuttosto che addormentarsi cullato dalla profe, meglio tutto solo nel lettino.
Ci voleva molto a capire come quadrare il cerchio?
Per fortuna, a fine giornata calava la sera e quello che sembra essere un'ovvietà si rivelò come la soluzione: come d'incanto il buio della sera e, con esso, un vero e proprio ribaltamento di posizioni e compiti. Nel buio ciascuno ritrovò un suo ruolo e l'integrità delle proprie emozioni. La donna grande riconquistò la mamma come guida nell'inquietante passaggio tra la veglia e il sonno; l'uomo piccolo ottenne finalmente il diritto all'addormentamento fra braccia amorevoli e più “soporifere”; desian, infine... beh, fu in quelle lunghe mezze ore in poltrona, l'uno fra le braccia dell'altro, che nacque una passione senza limiti e senza reticenze.
E fu così, in quei momenti di una dolcezza tutta nuova, da uomo a uomo, che si disintegrarono molte barriere, culturali ed affettive, e che desian capì che poteva finalmente diventare padre.
Così, gesti che ricordava di aver vissuto nella sua storia di figlio tornarono vivi e presenti, cambiava solo l'elaborazione che era stata forte lunga e nodosa. Stavolta c'erano anche i significati e le parole avevano una loro fondamentale utilità.
Dall'anima non saliva più soltanto una felicità sgomenta fatta di lacrime tempestose sul bordo delle palpebre (l'eredità di mio padre) ma finalmente un senso, una storia nuova che aveva un centro, una periferia e confini precisi. Precisi ma mai stretti, precisi e capienti insieme. Pieni.
Per lungo tempo il mio buio notturno era stato quello della scrittura, del cinema (le maratone di “Fuori Orario”), della musica ascoltata nelle cuffie del walkman, del domani che non aveva ancora un volto. All'improvviso, il buio delle sere invernali aveva sciolto ogni nodo. Passato, presente e futuro.
Tutto.
Assieme.
Solo a me è capitato di vedere la luce rigorosamente al buio?