Gli accessori del babbo (18): il filo

Da Desian
E' un lungo filo quello che ognuno di noi tesse, come ragni.
Che a ripercorrerlo ci porta in tanti luoghi diversi, a tante persone. Oppure ci lega direttamente ad una memoria, uno ieri.
Inizio anni '70.
Il mio dente da latte dondolava ma non voleva saperne di venir via. Avevo una qualche paura, il sangue.
Mio padre prese un pezzo di filo. Non so come lo legò al mio dente, non so come diede un piccolo strattone. Non so come, il dente saltò via, legato a quel filo.
Inizio anni '10. Del Duemila.
L'uomo piccolo ha un dente da latte che dondola ma non vuole saperne di venir via. Ha una qualche paura, "il sangue, babbo".
Ho provato a prenderlo con le dita ma è piccolo, umido e quindi scivoloso. Sfugge alla presa. E lui resta lì, dondolante e torto.
Sono disarmato. Sto fallendo e l'uomo piccolo è più confuso di me.
Attende.
C'è quel filo, da qualche parte nel nostro cervello, che lega altri fili e torna dove tornano i fili: ad allacciarsi, a tessere insieme le memorie. Un ordito di ricordi.
Se lo raccogli, un filo diventa un gomitolo e, nodo dopo nodo, arriva.
Così ho ricordato mio padre e quello che fece. Ho preso un filo, blu. Gli ho fatto un piccolo cappio. L'ho infilato sul dentino e ho stretto.
L'uomo piccolo e io ci siam guardati negli occhi. Dentro. Ho sorriso con lo sguardo: "tranquillo" dicevano i miei.
"Tranquillo, sì" dicevano i suoi.
Mezzo secondo, cinque decimi possono essere eterni.
Mezzo secondo e indice e pollice sono scattati.
Senza alcuna resistenza il dentino è saltato. Senza alcuna resistenza l'uomo piccolo ha sgranato gli occhi come lune.
E' corso via, per guardarsi allo specchio e quando è tornato era trionfante: "babbo non c'è nemmeno una gocciolina di sangue". Eh.
I fili si tendono e si mollano. I fili ci legano. I fili ci portano assieme.
E non sanguinano mai.
E la Storia non va mai da sola.

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