Gli accessori per la fotografia astronomica

Da Beppe @Fid2

Cimentarsi con l’astrofotografia può essere fatto senza investire grossi capitali se già si dispone di una fotocamera DSLR e di un telescopio su una buona montatura equatoriale. Per quanto tutte le operazioni di scatto possano essere fatte manualmente, esistono tutta una serie di accessori per la fotografia astronomica che possono semplificare la vita del fotografo. Vediamo quali.

Adattatori per fotocamere

Avrete bisogno di un adattatore per collegare la fotocamera DSLR al telescopio per l’astrofotografia, nel caso vogliate usare appunto un telescopio al posto di una “comune” lente fotografica.

Un anello T-mount è un giunto che ha l’innesto a baionetta per la propria fotocamera (occhio quindi al modello di fotocamera che avete, comprate l’anello con l’innesto corrispondente) ed una filettatura “femmina” sull’altro lato. L’adattatore è invece uno degli  accessori per la fotografia astronomica tra i più interessanti, dotato da una parte una filettatura “maschio” che si avvita nel t-mount di cui prima e dall’altra da un tubo che invece va inserito nel focheggiatore del telescopio. Occhio alle dimensioni: se il focheggiatore è da 2 pollilci, allora l’adattatore dovrà essere da 2 pollici. Nel caso usaste un adattatore di dimensioni inferiori, avreste il problema della vignettatura.

Gli adattori e i T-mount costano relativamente poco: ad esempio il T-mount per le Canon EOS o per le Nikon costa circa 10 euro, mentre un adattatore Canon da 1.25 pollici per focheggiatori da 1.25 pollici costa circa 10 euro . Esistono anche soluzioni preconfezionate che vi permettono di ridurre i componenti (adattatore universale Nikon per telescopi): una soluzione preferibile in quanto evita la presenza di polvere aggiuntiva all’interno dei componenti.

By: NASA Goddard Space Flight CenterCC BY 2.0

Remotizzatore di scatto

Un remotizzatore di scatto, ovvero un dispositivo di scatto a distanza è fondamentalmente per la fotografia a lunga esposizione. E’ importante ancor di più in modalità Bulb, soprattutto quando bisogna comandare sia l’apertura che la chiusura delle tendine (ovvero l’inizio e la fine della fotografia). Evitare di toccare la fotocamera è fondamentale per ridurre le vibrazioni e ottenere immagini più nitide. Esistono vari tipi di remotizzatori, a filo o wireless, programmabili o semplicemente a pressione (ovvero siete voi, manualmente, che decidete quando scattare e per quanto tempo). Alcuni modelli interessanti, tutti con prezzi inferiori ai 30 euro, sono i seguenti:

  • Telecomando Timer con LCD per Scatto Remoto per Canon (intervallometro)
  • Telecomando Timer con LCD per scatto remoto per Nikon (intervallometro)
  • Scatto remoto manuale per Canon
  • Scatto remoto manuale per Nikon
  • Telecomando Wireless per Canon
  • Telecomando Wireless per Nikon

Soluzioni più evolute sono invece:

  • Aputure V-Control (Regolatore FF) per Canon: è un controller USB portatile che può controllare alcuni parametri delle fotocamere digitali: messi a fuoco, apertura, tempo di scatto, ISO, apertura, bilanciamento del bianco e via discorrendo. Una soluzione decisamente costosa ma molto molto utile (150 euro circa)
  • Software per smartphone: sia Canon che Nikon hanno creato dei software che permettono di comandare completamente la macchina fotografica tramite il proprio smartphone. I software sono di solito gratuiti, mentre il cavo di collegamento può essere acquistato ad un prezzo molto basso (dipende dal connettore che avete).
By: Matthew GuayCC BY 2.0

Le batterie e l’alimentazione esterna

Per quanto possa sembrare banale, le batterie sono degli oggetti di cui spesso ci si dimentica.

Le lunghe esposizioni consumano tantissima potenza, soprattutto nella stagione fredda. Tanto per fare un esempio, se scattate di continuo con una batteria tradizionale ad una temperatura di 10° (quale può essere quella della Nikon 800), non andrete oltre le 3 ore di attività. Decisamente poco per questo tipo di fotografia, soprattutto perché il rischio maggiore è che la batteria vi abbandoni nel bel mezzo della scrittura del file sulla memoria, rischiando quindi di creare danni enormi non solo alla fotografia in corso di salvataggio ma anche alla stessa memoria nonché al resto delle immagini salvate. E’ quindi fondamentale pensare al problema alimentazione.

Il problema batteria può essere affrontato in tre modi, a mio parere:

  • Utilizzo di corrente (ma dovete avere una presa di corrente vicino!)
  • Utilizzo di un battery grip
  • Utilizzo di batterie di ricambio

Nel primo caso, gli adattatori AC DC costano poco e sono facilmente reperibili: per meno di 30 euro potete trovare un alimentatore Nikon o un alimentatore Canon (fate attenzione al modello, l’alimentatore varia in funzione delle differenti fotocamere. Ovviamente i limiti sono tanti, specie se dovete stare all’aperto lontani da fonti di alimentazione.

Nel secondo caso la spesa non è indifferente ma è probabilmente la soluzione migliore. Il battery grip si aggancia alla base della fotocamera e vi aumenta la vita della batteria. Ne esistono di vari modelli e per tutte le tasche: da quelli che permettono solo l’uso di batterie stilo a quelli (ufficiali) che permettono sia l’uso di batterie stilo che quelle delle fotocamere. Questo ad esempio è il modello firmato Nikon e questo quello Canon (occhio al modello di macchina fotografica, il battery grip varia in funzione della fotocamera). Lo svantaggio di questa soluzione è il maggior peso della macchina fotografica e l’elevato costo: a parte il battery grip dovete dotarvi di una o più batterie di riserva, ma il rischio di restare senza energia è scongiurato.

Nel terzo caso, le batterie dedicate ai differenti modelli di macchina fotografica costano circa 50 euro. Il mio consiglio è come al solito quello di usare batterie originali (ad esempio la EN-EL14A per Nikon o la LP-E8 per Canon). Il problema con le batterie di ricambio è che dovrete averne alcune (almeno 2, vi suggerisco) e dovrete sostituire la batteria in uso ben prima della fine della sua vita, per evitare appunto interruzione del funzionamento in momenti critici della vostra fotografia (scatto o salvataggio).

By: Jerry Meaden – CC BY 2.0

Gli accessori per la fotografia astronomica: le memorie

Anche nell’ambito delle memorie, dovete fare attenzione a quante ne avete dietro. L’astrofotografia può significare parecchi scatti ma soprattutto dovete minimizzare al massimo il rischio di perdita di dati. Per questo motivo vi consiglio di utilizzare più schede di memoria di taglio piccolo rispetto a una scheda molto grande. Evitate le 128Gb o anche le 64Gb e comprate più schede da 16Gb. Questo vi permetterà, una volta finita la memoria, di riporla al sicuro ed evitare qualsiasi tipo di problema. Vi consiglio inoltre di prendere memorie veloci: le SD UHS-II sono al momento le più performanti anche se constano un poco più delle altre.

Aiuto per la messa a fuoco

La notte è buia. Il che significa enormi difficoltà nel riuscire ad effettuare la messa a fuoco, sia tramite mirino (quasi impossibile) che via LiveView (anche se potete utilizzare lo zoom su qualche cosa di luminoso, il che semplifica e non poco la vita).

Se si dispone di una fotocamera reflex digitale, la soluzione più semplice è probabilmente quella di utilizzare una maschera Bahtinov: si tratta di una particolare griglia che si mette dinanzi l’obiettivo il cui funzionamento è tutto sommato banale: montatela  davanti l’obiettivo, mirate una stella ed esaminate l’immagine dall’oculare o dal display LiveView. Regolate quindi la messa a fuoco fin quando non otterrete una visione simile a quella nella foto qui di fianco (6 raggi che si incontrano in un punto centrale). Questa immagine significa che avete messo a fuoco il punto centrale, ovvero la vostra stella.

Ecco come è rappresentata, nell’oculare, una stella a fuoco usando una maschera di Bahtinov

Oltre alla maschera Bahtinov, potrebbe essere utile anche usare un mirino ad angolo retto (questo il modello Nikon). L’uso di questo strumento vi evita di coricarvi a terra per vedere tramite l’oculare, cosa di non poco conto!

Altro sulla messa a fuoco

La messa a fuoco può ovviamente essere effettuata anche tramite computer, cosa di cui abbiamo già discusso in precedenza. Ovviamente l’uso di un computer per quanto automatizzi moltissimo il processo, è scomodo sia per la logistica che per l’alimentazione dello stesso. Accessori per la fotografia astronomica specifici per la messa a fuoco non ce ne sono se non via computer: vi rimando all’articolo relativo al software per l’astrofotografia per trovare il giusto prodotto per voi.

Guide

L’astrofotografia significa lunghe esposizioni. Lunghe esposizioni significa tanto tempo per scattare. Tanto tempo significa che le stelle si muovono nel cielo. Stelle che si muovono significa movimento (e quindi sfocatura) nell’immagine catturata. Un problema se stiamo facendo astrofotografia di precisione.

L’unico modo per risolvere questo problema è utilizzare una guida automatica che sposti la nostra fotocamera al passare del tempo, mantenendo quindi sempre il focus sulla stella che abbiamo mirato. Le autoguide, premetto, sono difficoltose da utilizzare, ingombranti e costose. Valutate bene quindi se ne avete realmente bisogno o se potete farne a meno. Per le fotocamere reflex, in ogni caso, vi consiglio di utilizzare  di impiegare dei software designati ad hoc, quali il Guidedog o il MaxIm DL (vi rimando alla pagina del produttore per maggiori dettagli). Un software del genere, in ogni caso, bisogna dell’uso di un computer per essere impiegato. Se invece volete utilizzare una guida meccanica, un ottimo prodotto è l’autoguida meccanica, un seguitore di stelle che sposterà fisicamente la macchina fotografica per far si che la stella messa a fuoco rimanga sempre nella stessa porzione di scena.

By: Damien du Toit – CC BY 2.0

Occhio alla rugiada e all’umidità

A meno che non scattiate nel deserto, sicuramente avrete a che fare con umidità e rugiada. La soluzione più economica è quella di rivestire fotocamera ed obiettivo con della plastica, lasciando fuori solo la parte anteriore dell’obiettivo. Soluzioni più costose prevedono l’uso di riscaldatori da applicarsi all’obiettivo al fine di evitare del tutto l’umidità su di esso. Ma usarli significa altro ingombro, altre batterie ed altri soldi spesi.

I Filtri

Minus Violet. Questi oggetti filtrano le eccessive lunghezze d’onda blu sugli obiettivi che non sono apocromatici. Poiché questi obiettivi senza APO non concentrano la luce blu alla stessa messa a fuoco del resto dello spettro, nelle fotografie finali appaiono degli aloni blu (sono dei fuori fuoco) introno alle stelle. Questi filtri riducono il blu, evitando così questi artefatti.

Ultravioletti/Infrarossi (UV / IR). I filtri IR sono progettati principalmente per ridurre la presenza di queste lunghezze d’onda nelle foto finali, cosa che potrebbe generare ancora aloni ed artefatti. Molte lenti sono già trattate per tagliare queste lunghezze d’onda, quindi controllate il vostro obiettivo prima di comprarli.

L’inquinamento luminoso. Il filtri come l’Astronomik CLS filtrano selettivamente le porzioni dello spettro che sono più influenzate (negativamente) dall’inquinamento luminoso artificiale, ma lasciano che le lunghezze d’onda importanti provenienti dagli oggetti astronomici passino. Una tipica esposizione che avremmo limitato a un minuto a causa della presenza di inquinamento luminoso nel cielo può essere aumentata a 3 o 5 minuti con un filtro anti inquinamento luminoso. Ciò migliora sensibilmente  il rapporto segnale-rumore nell’immagine finale.  Il filtro Astronomik CLS si installa all’interno del corpo macchina, di fronte allo specchio. Questo vi permette di acquistare solo un filtro e utilizzarlo con qualsiasi obiettivo

Filtri ad idrogeno-alfa. La lunghezza d’onda dell’idrogeno-alfa (656.3nm ) è quella tipicamente emessa dalle nebulose (un bagliore rossastro). Ci sono fondamentalmente due tipi di filtro di idrogeno-alfa:  filtri che bloccano tutta la luce sotto la lunghezza d’onda dell’idrogeno-alfa (656.3nm) e che permettono di far passare circa il  90% della luce al di sopra di quella lunghezza d’onda e filtri a banda molto stretta che permettono di far passare le lunghezze d’onda tipicamente di 3-15nanometri intorno alla lunghezza d’onda dell’idrogeno-alfa.L’uso di questi filtri aumenta notevolmente il contrasto tra la nebulosa e lo sfondo del cielo, ma richiede esposizioni più lunghe.

Filtri Narrowband. Questi filtri fanno passare le lunghezze d’onda in una banda molto stretta, tipicamente di 3-5 nanometri, intorno alle lunghezze d’onda come ossigeno III, idrogeno-beta, o zolfo II. Questi filtri aumentano il contrasto tra la lunghezza d’onda di interesse e lo sfondo del cielo.

Filtri artistici. I filtri effetto nebbia e filtri effetto stella sono utilizzati per effetti artistici. Un filtro nebbia è un diffusore che viene utilizzato davanti alla lente e che aggiunge un alone o un bagliore intorno alle stelle luminose. Un filtro effetto stella simula picchi di diffrazione intorno alle stelle.

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