Il fatto è che i sondaggi servono più a orientare l’opinione pubblica che a indagarne le tendenze: bisogna in qualche modo “accontentare” il committente o magari valorizzare la parte politica che viene interpretata come più favorevole ai propri affari o si finisce per essere vittime inconsapevoli delle proprie tendenze oppure si hanno campioni di origine commerciale che in qualche modo presentano orientamenti di base tutt’altro che neutri o campionature insufficienti o che presentano gli stessi difetti di alcune celebri sviste del passato, escludendo, per esempio, tutti quelli che non hanno un telefono fisso. Si tratta di circostanze che evidentemente impediscono di attribuire un qualunque valore scientifico ai risultati come accade sempre quando la conoscenza si mischia al denaro rendendo ambigui i ruoli ma che ancora il grande pubblico considera obiettivi e consistenti non diversamente da quanto accade con le cosiddette leggi economiche.
Il fatto che vengano seguite delle metodologie corrette significa poco, visti gli innumerevoli trucchi o consapevoli errori con cui si può manipolare il risultato: così non può sorprendere che le tendenze dei sondaggi per queste europee vedano, come quelle del febbraio 2013, le stesse tendenze di sovrastima e sottostima fra i vari protagonisti. C’è una invenzione della realtà che è affine a quella di tutta l’informazione, ma che in questo appare più “rispettabile” perché ammantata di un’aura di scientificità, che ha senso esattamente quando vi dicono che il tal prodotto è venduto in farmacia. Solo che in questo sono la malattia.