La mia esperienza vegetariana inizia circa 7 anni fa e coincide con l’ingresso nella mia vita del mio adorato gatto Theo e delle mie splendide cagnoline Wilma (prima) e Betty (poi), grazie ai quali ho imparato a conoscere i sentimenti, gli stati d’animo e le emozioni del mondo animale: ho scoperto che, proprio come gli esseri umani, sono felici, tristi, emozionati, imbarazzati, socievoli, scostanti e hanno le loro giornate “si” e “no” in base alla realtà che li circonda.
Ecco, se da un lato ho compreso che gli animali sentono proprio come gli esseri umani, ho scoperto che, in alcuni casi, superano per dignità, capacità di adattamento e forza d’animo gli umani stessi, poiché sono incapaci di piangersi addosso, di biasimarsi e, grazie all’istinto innato, lottano sempre per sopravvivere e per adattarsi alle circostanze avverse della vita. Così mi sono resa conto che la presunta superiorità dell’uomo sugli animali altro non è che un invenzione del primo per giustificare le atrocità che compie nei confronti dei secondi, approfittando dell’incapacità di questi di ribellarsi per la mancanza degli strumenti necessari (forza fisica, parola, etc.)
Queste considerazioni mi hanno portata progressivamente a provare un tale senso di ammirazione e rispetto nei confronti degli animali che per me è diventato impossibile e al contempo innaturale cibarmi di esseri che ritengo al mio pari se non addirittura a me superiori. La sofferenza inferta ad uno solo degli esseri senzienti sarebbe sufficiente a rendere ogni uomo indegno di appartenere al genere umano, proprio come ogni forma di violenza e sopruso sui più deboli (bambini, donne, anziani); l’unica differenza è che mentre, per fortuna, dinanzi alle ingiustizie nei confronti delle succitate categorie il genere umano si scandalizza, la sofferenza degli animali viene socialmente tollerata, accettata e anzi, incoraggiata.
Premesso tutto ciò, posso dire che da quando sono vegetariana mi sento (e sono) una persona migliore, vivo in armonia ed empatia con tutti gli esseri viventi – dei quali riesco, ahimè, a percepire la sofferenza – e ne rispetto la vita come valore assoluto ed insostituibile. Non posso certo dire che essere vegetariani sia una “passeggiata”, ma questo non certo per le presunte “rinunce” alimentari: da quando sono vegetariana mangio con più gusto, ho l’imbarazzo della scelta tra le infinite combinazioni culinarie che la natura ci offre e riesco ad utilizzare la mia creatività in cucina. Più difficile, invece, è l’impatto con i non vegetariani, che non appena apprendono della mia scelta iniziano a sciorinare il “decalogo” del “vegetariano doc” (no abiti in pelle, no cosmetici testati sugli animali, etc.), dando per scontato che io non faccia attenzione a queste cose e quasi desiderosi di cogliermi in fallo.
Beh, ciò che vorrei dire è che la scelta vegetariana non la vivo come qualcosa di cui vantarmi: al contrario non starei bene con me stessa se non l’avessi fatta. Non è una gara a “chi è più bravo” e non penso male di chi vegetariano non è. Vorrei esser libera di essere quella che sono, anche perché so che non potrei essere diversa. E’ una mia caratteristica: ci sono persone con gli occhi azzurri, altre con gli occhi verdi, con i capelli biondi, con i capelli neri, così ci sono anche i vegetariani e gli onnivori. Per finire, alla nutrizionista che l’altra sera a cena mi ha “esaminata” come una cavia da laboratorio quando ha saputo che sono vegetariana («Non ho mai seguito vegetariani; bulimici e anoressici si, ma vegetariani mai») vorrei dire che essere vegetariani non significa avere una malattia da cui dover guarire ma, piuttosto, adottare consapevolmente uno stile di vita che ci si augura duri per sempre.
Buona scelta a tutti :)