Chissa', magari qualcuno potrebbe trovarle di vago interesse.
Dal commento in questione:
Per ora e ancora per lungo tempo, per vivere bene e' fondamentale prendere atto dell' impermanenza delle cose del mondo, vita umana compresa. Seguo il credo di Tehilard de Chardin, che ben concilia estropismo e fede con relativa accettazione della morte.Comincio col chiarire che l'accettazione della morte nel contesto di una fede religiosa non e' per me, non essendo io persona di fede e pur ammirando gli scritti di de Chardin. Nonostante questo, sono meno in disaccordo con quanto sopra di quanto un lettore abituale potrebbe immaginare...
La prima ragione e' il sospetto che la mia generazione (baby-boomer, anche se tardo) potrebbe essere l'ultima a perdere il treno della tecnosalvazione (crionica a parte). Ma al di la' dell'eta', non mancano certo altre ragioni per cui le aspettative di vita illimitate che prospettiamo potrebbero sfuggirci. Ragioni che vanno dal personale al globale, siano esse un banale incidente che coinvolge una singola persona, o l'avverarsi di un rischio esistenziale.
Sembrera' una contraddizione, ma ritengo che il nutrire la speranza di un futuro in cui non avremo piu' una data di scadenza, possa convivere con quel livello di stoicismo necessario ad accettare la possibilita' che quel futuro potrebbe sfuggirci, nonostante tutti i nostri sforzi. L'alternativa sarebbe una vita vissuta fra ansie e paranoia... Ma come gia' discusso, questo non e' lo stoicismo sterile dell'ateo tipico, e' il pessimismo della ragione accompagnato dall'ottimismo della volonta' - in salsa longevista...