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Gli archeologi greci portano alla luce a Itaca il palazzo di Ulisse

Creato il 01 maggio 2014 da Pierluigimontalbano
Gli archeologi greci portano alla luce a Itaca il palazzo di Ulisse
Gli archeologi greci portano alla luce a Itaca il palazzo di Ulisse
Scoperto sulla splendida isola greca di Itaca il palazzo del celebre eroe omerico, Ulisse: si tratterebbe della casa dove la moglie Penelope lo aspettò per anni durante la mitica guerra di Troia e le successive avventure. La notizia è stata comunicata dal professor Athanasios Papadopoulos dell’Università di Ioannina, che con la moglie Lisa Papadopoulou Condorli coordina da sedici anni gli scavi sull’isola.
La località dove sorge l’abitazione è Aghios Anastasios (Sant’Anastasio è il nome di una chiesa presente sul sito), luogo suggestivo chiamato dalla popolazione locale “Scuola di Omero”. Sulle due terrazze naturali che gravitano sulla costa scoscesa nacquero in periodi diversi due insediamenti: uno risalente all’età del Bronzo (1300 a.C.), l’altro di epoca ellenistica. Tra le strutture databili all’età del Bronzo spiccano una fontana monumentale, frammenti di ceramica micenea e alcune tavolette dipinte, confrontabili con i famosi palazzi di Agamennone a Micene e di Nestore a Pilo. È un uso comune, quando si parla di realtà risalenti all’epoca della Guerra di Troia, tra il 1300 e il 1200 a.C., denominarle convenzionalmente con il nome di personaggi dell’Odissea o dell’Iliade.
In passato si erano già individuati “palazzi di Ulisse” in diverse località dell’isola di Itaca, dando luogo ogni volta a sospetti. La figura di Papadopoulos offre maggiori garanzie, ma alcuni studiosi pensano che ci siano degli elementi da approfondire. Andreas Sotiriou, Soprintendente dell’isola, e Bruno d’Agostino, archeologo dell’Università Orientale di Napoli che abita a Itaca, affermano che in un luogo dove si sono sovrapposte diverse realtà necessiterebbero dati stratigrafici più precisi. Per di più, negli esempi di Micene e di Pilo la struttura del palazzo è definita in un grande cortile racchiuso da numerose stanze, mentre a Itaca non si riesce ancora a cogliere la stessa chiarezza.
Papadopoulos ha spiegato che il palazzo è simile per dimensioni e struttura a quelli già attribuiti ad Agamennone, Menelao o Nestore a Micene Pellana, Pilos e Tirinto. Nel 2006 il professor Yannos Lolos riportò alla luce a Salamina il palazzo che sarebbe stato di Aiace Telamonio e crede di avere individuato nella stessa isola un grande monumento funebre in onore di quest'altro eroe omerico. Papadopoulos e la sua collega Litsa Kontorli avevano già rinvenuto in anni recenti a Itaca una tavoletta con incisa una scena dell'Odissea: Ulisse legato all'albero della sua nave per resistere al canto delle sirene. Già in quell'occasione i due archeologi avevano annunciato di essere vicini alla scoperta del palazzo dell'eroe. L'importanza del ritrovamento, se confermato, è straordinaria, non essendo sin qui mai stata definitivamente accertata, malgrado le scoperte archeologiche a cominciare da quelle di Schliemann, la storicità della Guerra di Troia e quindi l'esistenza di eroi quali Achille, Ulisse, Aiace ed Ettore. La stessa localizzazione dell'Itaca omerica è contestata e persino la figura del grande Vate, quale autore nel VII secolo a.C sia dell'Iliade che dell'Odissea, è oggetto di controversia. Adesso, con il ritrovamento del palazzo del mitico figlio di Laerte, avremmo un po' più di certezze, anche se non ancora forse conclusive, dal momento che manca pur sempre una conferma epigrafica che colleghi senza ombra di dubbio il palazzo all'eroe.
Il direttore della Scuola Archeologica Italiana ad Atene, Emanuele Greco, ha segnalato che a Salamina e a Sparta spedizioni diverse stanno indagando costruzioni che sembrano proprio palazzi e che già vengono definiti palazzo di Menelao e palazzo di Aiace. Particolarmente a Sparta, sono state scoperte molte tavolette di un archivio in Lineare B, la scrittura dell’epoca micenea, e pareti affrescate con pitture: circostanze che confermano che quella struttura aveva dignità regale.
Immagine da www.settemuse.it
Fonte: Archeorivista

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