Come se non bastasse, alle disgrazie di Medea se ne aggiunse anche un’altra, probabilmente la peggiore di tutte: il vecchio re Creonte, padre di Glauce, pretendeva di mandarla in esilio. Medea assolutamente non ci sta, ma quando gli chiede quale sia il motivo di questa sua decisione, lui le risponde così:
“Perché mi fai paura, Medea! Il tuo sguardo è truce e sei ancora infuriata contro il tuo antico sposo, e allora sai cosa ti dico? Vattene, tu e i tuoi figli, senza alcun indugio! Temo che tu possa fare del male a mia figlia, giacché sei esperta di ogni sorta di mali!”.
Sono parole terribili, e come tali le lasciano il segno. Quando anche Giasone, il suo adorato Giasone, avvallerà davanti a lei questa proposta, Medea glielo rinfaccerà con tutta l’ira che ha in corpo:
“E dove dovrei andare, o Giasone? Da mio padre che ho tradito per amor tuo? O dalle figlie di Pelia che ho indotto a uccidere il sangue del loro sangue?”.
Non possiamo darle torto. Giasone allora inveisce contro di lei, prendendosela anzi un po’ con tutte le donne:
“Ah, quanto sarebbe stato meglio se gli dei avessero Inventato un diverso modo per generare i figli! Ah, se non fosse mai esistita la razza delle donne, quanti guai si sarebbero risparmiati agli uomini!”.
Sembrerebbe ormai tutto finito; addirittura, per riparare ai suoi torti, Medea regala una tunica bellissima alla giovane Glauce, futura sposa di Giasone. Era un regalo del dio Sole, afferma, regalatole dal padre di suo padre per le nozze con Giasone. Ma ormai non le serviva più.