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Gli Articoli Sugli Italiani all'Estero Hanno Rotto il Cazzo

Creato il 04 settembre 2015 da Damiano_celestini @damcelestini

Gli Articoli Sugli Italiani all'Estero Hanno Rotto il Cazzo

foto Amy McTigue/Flickr

A Febbraio del 2016 saranno tre anni che vivo a Dublino. Tre anni da emigrante/cervello in fuga/expat o quello che volete voi. Io mi sono sempre considerato quello che sono in realtà, un immigrato, perché mi hanno insegnato sin da piccolo a chiamare le cose con il proprio nome.
In tutto questo tempo, e anche per tutto il periodo precedente il mio trasferimento, ho assistito all'incessante aumento degli articoli sugli italiani che vivono all'estero. Giornali, tv, radio, blog, social media ecc...
Li ho sempre letti sia per interesse, sia per capire dove volessero sostanzialmente andare a parare. Fatti salvi alcuni esempi in cui si aggiungeva qualcosa di nuovo, il resto soprattutto negli articoli di commento o nei commenti agli articoli si è rivelato francamente un concentrato di fuffa irritante piena zeppa di luoghi comuni.
Ho letto articoli su come fuori sia tutto lindo e pinto, su come questa esperienza ti "cambi inevitabilmente la vita", su come ogni cosa fatta fuori dalla Svizzera in su sia perfetta e bla bla bla.
Ho letto altri pezzi in cui noi italiani all'estero veniamo disegnati come un branco di mangia parmigiano, incapaci di aprirsi alla realtà in cui vivono e ossessionati dalla necessità di stare con altri italiani. Pezzi che prendono a pretesto una cosa successa magari 30 anni fa per dire "vedi che allora in Italia non si sta male?".
Cosa. Minchia. State. Dicendo.
Il problema pricipale è che nel nostro paese siamo incapaci di affrontare un argomento senza uscire dallo schema A contro B, Bianco contro Nero, Roma contro Lazio.
Ho fatto il giornalista per 10 anni e capisco bene anche la necessità di offrire un quadro sintetico della situazione ma la verità è che la realtà è ben più complessa e non può - non deve - essere sempre ridotta a un litigio da social network.
Sono perdutamente innamorato dell'Irlanda e rifarei esattamente tutto quello che ho fatto perché qui ho trovato una serenità e una stabilità che il mio paese non mi ha offerto. Non vivo come "esiliato" ma penso che questa sia una opportunità che dovevo prendere al volo. E son contento.
So anche, però, che a differenza di un collega o amico - che ne so - tedesco ho meno facilità nel dire "Dublino mi ha rotto, torno a casa tanto un lavoro come quello che ho qui lo trovo". Ma va bene così. Non ho mai pensato di tornare.
E sì, ho anche amici italiani perché quando incontro una persona che mi sta simpatica non gli chiedo il passaporto. "Ah sei italiano? Cazzo allora niente birra stasera. Sai, non vorrei che qualche hipster di Cinisello Balsamo scriva sul blog che sono il tipico italiano stereotipato...".
E sì, mangio pasta, parmigiano e tutto il resto. Ma mangio anche altro così come facevo pure in Italia.
E sì, l'Irlanda probabilmente non è un paese perfetto. Anzi, togli il probabilmente ma il paese dei balocchi non esiste. A e B non sono netti nella vita reale. Uno vive in un posto e poi in un altro e dopo un po' di tempo valuta pro e contro e decide quali siano meglio per lui.
E no, cazzo, no il mio non è il punto di vista di ogni italiano che vive all'estero ma solo il mio.
E se qualcuno si azzarda a dire "ma hai scritto un pezzo sugli italiani all'estero" gli tiro una sediata sulle gengive.
Peace and Love.

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