Gli avversativi sono nemici della comunicazione

Da Roberto Chessa @robertochessa70

Continuiamo a parlare di comunicazione ed in particolare delle parole proibite, da evitare.

Per chi non l’avesse fatto, vi invito a leggere questo post.

Oggi voglio dare spazio ai “famosi” avversativi, ovvero quella parte del discorso, congiunzione, predicato, che nel loro utilizzo pongono le proposizioni in contrapposizione.

Troppo complicato ? bhè forse mi sono incartato pure io, allora cerchiamo di fare un esempio.

Lo studente è bravo, ma non si applica !

Quanti di voi se lo son sentito dire ? e quante carriere universitarie sono state abortite a causa di professori poco attenti all’utilizzo di  parole ed emozioni ?

Utilizzando questa modalità, ciò che ci arriva è che nonostante lo studente abbia i presupposti per essere un buon allievo, sarà tutto inutile in quanto non si impegna ed il professore non crede in lui.

Proviamo ad invertire in questo modo :

Lo studente non si applica, ma è bravo !

Cambia il senso della frase ?

Potremmo anche dire : lo studente è bravo, anche se non si applica, magari accompagnato da un sorriso ed un tono di voce amichevole. Questo indurrebbe lo studente ad impegnarsi maggiormente, per raggiungere risultati migliori.

Prendiamo un esempio in azienda :

Il lavoro è buono, però mi sarei aspettato di più

Il dipendente non sarà certo motivato, nonostante la “bontà” del lavoro svolto.

Cambiamo :

Mi sarei aspettato di più, ma il lavoro è buono ….. bravo

Basta poco per cambiare il senso alle frasi , senza ferire le persone.

L’altra sera ho letto un articolo  riguardo l’incidente di Bianchi in F1 :

Jules Bianchì è stabile, ma grave

Questo ci toglie le speranze di guarigione.

Se invece avessimo detto :

Jules Bianchi è grave, ma è stabile

la gravità permane, così come la possibilità che la stabilità possa portare a miglioramenti.

Le parole sono importanti, lo abbiamo detto tante volte.

Ritornando ai nostri avversativi, ho cercato di dimostrare che l’utilizzo di : ma,però, bensì, tuttavia, in contrapposizione ad una frase, porta ad avvalorare la seconda parte del discorso trascurando la prima.

Quando li si utilizza per gestire un dissenso, possiamo stare sicuri che il nostro interlocutore percepirà il nostro intervento in questo modo :

 Certo, sono d’accordo con te, però secondo me

Perfetto, abbiamo appena detto che di quello che pensa lui ci interessa ben poco in quanto a noi interessa solo il nostro punto di vista.

Potrebbe anche essere decifrato come : hai detto una fesseria, ho ragione io e tu torto.

Inconsciamente stiamo creando una barriera tra noi ed il nostro interlocutore, e la difficoltà di raggiungere il nostro obiettivo sarà molto bassa. Sarà elevata la possibilità invece di creare attrito e conflitto.

A me personalmente piace molto utilizzare le pause, però la formula più utilizzata è certamente questa :

  • Comprendo quello che dici, è anche vero che

  • Sono d’accordo con te, considera anche che

  • Certo, anche io pensavo fosse così, poi mi sono reso conto di una cosa ,

Potremmo continuare all’infinito.

Utilizziamo i ma e però quotidianamente, senza nemmeno rendercene conto, in famiglia e nel lavoro, senza pensare minimamente a quelle che potrebbero essere le conseguenze.

Quando in azienda facciamo i corsi di comunicazione per parlare in pubblico, questo è certamente l’esercizio più difficile da fare.

Gestire il dissenso senza utilizzare, ma e però.

Soprattutto quando i discorsi toccano argomenti in cui crediamo fortemente, dove entrano in gioco i nostri valori, le nostre convinzioni o le nostre credenze radicate.

Ecco perché è fondamentale ricordare sempre che siamo tutti diversi e che, anche se non siamo d’accordo su un argomento, è importante comprendere il motivo per il quale il nostro interlocutore dissente, senza mai dare niente per scontato.

Se realmente non si ha rispetto dell’interlocutore, il nostro linguaggio del corpo ci tradirà !

Buon week end a tutti.


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