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Gli eco-gioielli di Valeria dalla spazzatura di Ballarò

Creato il 01 aprile 2011 da Mariellacaruso
Gli eco-gioielli di Valeria dalla spazzatura di Ballarò
Basura. In spagnolo spazzatura o materiale di scarto. Un eufemismo per non utilizzare il termine spazzatura, ormai desueto e sorpassato in una società orientata al riciclo. Ma Valeria Leonardi, 29enne friulana conquistata dalla “vivacità” di Palermo, non ha avuto paura e ha preso in prestito la parola ‘Basura’ per dare nome e farne il logo (con la U che sta al centro sormontata da un coperchio che richiama un cestino per la raccolta differenziata) a quella che da un anno è la sua attività: realizzare eco-gioielli con materiale di scarto raccolto al mercato di Ballarò.
Già Ballarò, il mercato popolare in piena Albergheria a Palermo dove si trova di tutto. E’ lì che Valeria, insieme al suo fidanzato Giuseppe, palermitano doc, una volta la settimana va a raccogliere carta, polistirolo, poliuterano, cd, vinile, pet, vetro, lana e qualunque altro materiale di scarto per realizzare le sue creazioni. “Ormai c’è chi non aspetta di vedermi aggirare tra i rifiuti a fine mercato - racconta con vivacità la giovane che ha esposto i suoi manufatti all’edizione 2011 di ‘Fa’ la cosa giusta’ -. Chi mi conosce sa come trovarmi e così quando ha materiale che potrebbe essermi utile mi chiama al telefono”. Del resto “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, è solita dire Valeria che due anni fa ha lasciato il Friuli, dove è nata a Pordenone da genitori ‘rimpatriati’ dal regime libico negli anni ’70, per farsi adottare dalla Sicilia.
Gli eco-gioielli di Valeria dalla spazzatura di Ballarò
Perché ho scelto Palermo? E’ una città onesta, vera come deve essere una città dove vive tanta gente. E’ caotica, sporca, a suo modo volgare ma viva e solidale”, spiega Valeria che era abituata all’ordine “troppo perfetto per essere vero” di Trieste dove lavorava fino a due anni fa prima che una crisi personale la conducesse nelle Madonie a raccogliere le idee. “Il paese più vicino era distante chilometri da dove stavo”, racconta.
Poi la scoperta di Palermo e la folgorazione, partita dal mercato di Ballarò. Non sono soltanto eco-gioielli quelli ai quali Valeria, che rifugge l’appellativo di artista (“Sono soltanto un’artigiana”) dà vita riciclando la carta, soprattutto dei quotidiani (“Il bianco e nero è più adatto per le mie creazioni”), il polistirolo degli imballaggi, il pet delle bottiglie che mescola con sapienza e “tanta pazienza” alla colla vinilica per dare forma alle sue creazioni prima di passare a decori. Tra i suoi manufatti, infatti, ci sono anche oggetti di uso comune: con i vecchi dischi in vinile, per esempio, realizza centrotavola e orologi. “Ma non distruggo cultura”, avvisa mostrandoci le custodie dei 33 giri di improbabile ascolto trasformate a loro volta in buste di carta.
Gli eco-gioielli di Valeria dalla spazzatura di Ballarò
La chicca, però, riguarda i cubi-espositori di legno sui quali facevano bella mostra in Fiera gli eco-gioielli di Basura realizzati con parte del legname con il quale era stato realizzato il palco dal quale papa Benedetto XVI ha parlato ai fedeli durante la sua visita a Palermo. “Il legname era stato abbandonato dopo la visita e io ne ho utilizzato una parte per costruire gli espositori”, sorride Valeria che riutilizza i cubi per esporre i suoi gioielli eco-compatibili nei vari mercatini di Palermo dove, per il momento, cerca di venderli. “Solitamente vado al mercato di piazza Marina – continua - ma ci sono alcune associazioni che li tengono in mostra come lo Studio 427 che rappresenta una nuova ed interessante esperienza di coworking e il bar-libreria Garibaldi”.
Ma il fine di Basura non è solo economico. “Spero un giorno di riuscire a viverci, ma per fare un sola collana ci impiego due ore e mezza e non la vendo a più di venti euro. Il mio vero obiettivo è trasformare questa attività in un progetto sociale perché la manualità è terapeutica – conclude l’artigiana -. Lo dico perché così è stato per me che aveva bisogno di tornare al fare dopo tanti anni dedicati soltanto alla progettazione per le cooperative sociali”.
(Pubblicato su La Sicilia del 31 marzo 2011)

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