Basura. In spagnolo spazzatura o materiale di scarto. Un eufemismo per non utilizzare il termine spazzatura, ormai desueto e sorpassato in una società orientata al riciclo. Ma Valeria Leonardi, 29enne friulana conquistata dalla “vivacità” di Palermo, non ha avuto paura e ha preso in prestito la parola ‘Basura’ per dare nome e farne il logo (con la U che sta al centro sormontata da un coperchio che richiama un cestino per la raccolta differenziata) a quella che da un anno è la sua attività: realizzare eco-gioielli con materiale di scarto raccolto al mercato di Ballarò.
Già Ballarò, il mercato popolare in piena Albergheria a Palermo dove si trova di tutto. E’ lì che Valeria, insieme al suo fidanzato Giuseppe, palermitano doc, una volta la settimana va a raccogliere carta, polistirolo, poliuterano, cd, vinile, pet, vetro, lana e qualunque altro materiale di scarto per realizzare le sue creazioni. “Ormai c’è chi non aspetta di vedermi aggirare tra i rifiuti a fine mercato - racconta con vivacità la giovane che ha esposto i suoi manufatti all’edizione 2011 di ‘Fa’ la cosa giusta’ -. Chi mi conosce sa come trovarmi e così quando ha materiale che potrebbe essermi utile mi chiama al telefono”. Del resto “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, è solita dire Valeria che due anni fa ha lasciato il Friuli, dove è nata a Pordenone da genitori ‘rimpatriati’ dal regime libico negli anni ’70, per farsi adottare dalla Sicilia.
“Perché ho scelto Palermo? E’ una città onesta, vera come deve essere una città dove vive tanta gente. E’ caotica, sporca, a suo modo volgare ma viva e solidale”, spiega Valeria che era abituata all’ordine “troppo perfetto per essere vero” di Trieste dove lavorava fino a due anni fa prima che una crisi personale la conducesse nelle Madonie a raccogliere le idee. “Il paese più vicino era distante chilometri da dove stavo”, racconta.
Poi la scoperta di Palermo e la folgorazione, partita dal mercato di Ballarò. Non sono soltanto eco-gioielli quelli ai quali Valeria, che rifugge l’appellativo di artista (“Sono soltanto un’artigiana”) dà vita riciclando la carta, soprattutto dei quotidiani (“Il bianco e nero è più adatto per le mie creazioni”), il polistirolo degli imballaggi, il pet delle bottiglie che mescola con sapienza e “tanta pazienza” alla colla vinilica per dare forma alle sue creazioni prima di passare a decori. Tra i suoi manufatti, infatti, ci sono anche oggetti di uso comune: con i vecchi dischi in vinile, per esempio, realizza centrotavola e orologi. “Ma non distruggo cultura”, avvisa mostrandoci le custodie dei 33 giri di improbabile ascolto trasformate a loro volta in buste di carta.
La chicca, però, riguarda i cubi-espositori di legno sui quali facevano bella mostra in Fiera gli eco-gioielli di Basura realizzati con parte del legname con il quale era stato realizzato il palco dal quale papa Benedetto XVI ha parlato ai fedeli durante la sua visita a Palermo. “Il legname era stato abbandonato dopo la visita e io ne ho utilizzato una parte per costruire gli espositori”, sorride Valeria che riutilizza i cubi per esporre i suoi gioielli eco-compatibili nei vari mercatini di Palermo dove, per il momento, cerca di venderli. “Solitamente vado al mercato di piazza Marina – continua - ma ci sono alcune associazioni che li tengono in mostra come lo Studio 427 che rappresenta una nuova ed interessante esperienza di coworking e il bar-libreria Garibaldi”.
Ma il fine di Basura non è solo economico. “Spero un giorno di riuscire a viverci, ma per fare un sola collana ci impiego due ore e mezza e non la vendo a più di venti euro. Il mio vero obiettivo è trasformare questa attività in un progetto sociale perché la manualità è terapeutica – conclude l’artigiana -. Lo dico perché così è stato per me che aveva bisogno di tornare al fare dopo tanti anni dedicati soltanto alla progettazione per le cooperative sociali”.
(Pubblicato su La Sicilia del 31 marzo 2011)