E forse si scoprirà che in alcune zone del Sud, e viene alla mente immediatamente la bellezza della città di Napoli, il DNA e i profili genetici delle persone sono molto simili tra loro, se qui l’amore per il caffè risulta per tutti quasi naturale, del tutto innato. Perchè, però, parliamo di genetica per spiegare l’abitudine o meno di consumare una delle bevande più diffuse al mondo? Una ricerca scientifica condotta presso l’Harvard School of Public Health ha tentato di spiegare come i benefici di salute che possono derivare dal consumo di caffeina dipendano soprattutto dalle variazioni genetiche di ciascun soggetto.
E’ un pò come dire che la caffeina potrà far del bene o del male alla salute di ognuno a seconda del nostro genoma e che il rapporto di amore-odio nei confronti della bevanda stessa si realizza proprio in relazione ai benefici che ne possiamo derivare. E si spiega così, quindi, che per alcuni bere il caffè può provocare bruciore allo stomaco o problemi d’insonnia notturna, mentre per altri è un vero toccasana per dormire e viene usato al pari di un calmante. Lo studio pubblicato su Molecular Psychiatry ha coinvolto l’analisi di più di 120.000 consumatori della bevanda individuando alcuni profili genetici in grado di influenzare gli effetti prodotti dal caffè rallentando o diminuendo il metabolismo della caffeina nell’organismo. La ricerca, come ovvio, ha evidenziato che il nostro consumo di caffè è direttamente condizionato dagli effetti prodotti sulla nostra salute e che il profilo genetico che possediamo è in grado di modificare e definire i comportamenti e le abitudini del quotidiano.
- Ricerca di: Harvard School of Public Health
- Pubblicata su: Molecular Psychiatry
- Conclusione: Il consumo di caffè dipende da variazioni genetiche inscritte nel nostro DNA