Sto scrivendo. Di nuovo. Questa volta per ALIA. Ciò che teoricamente doveva essere un racconto ma che... vabbé non cominciamo a fare confusione. Un racconto, si diceva. Quanto deve essere lungo o meglio quanto deve essere breve un racconto per risultare ancora tale? Facciamo un passo indietro. Un racconto dovrebbe narrare un singolo episodio nella vita di qualcuno, un fatto, un evento, uno scatto nella ghiera della vita. Bene. Dovrebbe teoricamente avere pochi personaggi con un protagonista indiscusso soggetto e oggetto di ciò che accade. Senza bisogno di scomodare Calder, Cechov o Pirandello mi basta pensare ai racconti a suo tempo scritti e pubblicati. Un protagonista e poco di più, un evento centrale, un luogo, un momento della vita. Be', sono queste le regole che non riesco più a rispettare. E al momento mi trovo con un racconto che ha felicemente superato i 77.000 caratteri e che, a essere prudenti, rischia di farne poco meno del doppio. Il che surclassa La farfalla e le zanzare (85.000 caratteri), uscito nello scorso ALIA e lo porta sulle dimensioni di Luna lontana (140.000) e de Il perdono a dio (120.000), che vennero giudicati in rapporto alla destinazione un racconto, una novella o un romanzo breve. Che fare? Il racconto (novella? romanzo breve?) ha almeno un protagonista, un luogo ben definito, un momento preciso della propria vita, una crisi da affrontare... Ma la crisi è ricca di sfaccettature e non è facile da risolvere e ho dovuto inserire altri personaggi e interventi esterni, ovvero extramondo. Oltre a questo la crisi comporta la necessità di prendere posizione, di schierarsi. E qualsiasi rottura ha bisogno di un ricomposizione, soprattutto se si tratta di una rottura «politica».
E qui è sorta una prima, faticosa, spiegazione alla mia involontaria facondia: il racconto (novella ecc.) si è rivelato non tanto di ordine personale quanto collettivo, un po' come tutto quello che accade nell'universo della Corrente. La necessità di operare su un campo molto vasto e su temi che riguardano diversi mondi mi obbliga a scrivere di più se voglio conservare un minimo di credibilità. È pur vero che ho scritto anche quattro racconti brevi (Cieloverde, Castelli sulle nubi, Un rifugio a Baba Yaga e Ola e Olb) ambientati nell'universo della Corrente ma si tratta di casi "particolari" con un piccolo evento al centro del racconto che permette di dare una veloce occhiata all'universo della Corrente. Qui sono partito da un paio di visioni e da un brano musicale – foto di alberghi abbandonati in una località di vacanza dimenticata, un mare congelato in un fiordo e una sonata di Mozart (K 503, ma non ne sono troppo sicuro...) sentita su Rai Radio 3 – per arrivare a stendere l'inizio del racconto con il seguito che si è rivelato fin troppo ricco di suggestioni. Comunque continuo a scrivere, sperando di non aver pescato proprio I Fratelli Karazamov della sf. ALIA Evo 2.0 comunque avrà un mio racconto, e se questo continua a lievitare troppo ripiegherò su qualcos'altro. Sempre entro metà dicembre. Coraggio: si può fare.