I veneziani fin dalla seconda metà del Duecento, punivano severamente i bestemmiatori. Lorenzo Priuli, nei suoi "Diarii", agli inizi del Cinquecento, ricorda che a Venezia "due cose erano molto difficili da disfare: la bestemmia ed i vestimenti alla francese". Lo stesso Marin Sanudo racconta che il 5 maggio 1519, tre persone che bestemmiarono nell'osteria del Bo a Rialto furono condannate al taglio della lingua.
Fu così che nel 1537 fu istituita una specifica magistratura: gli Esecutori contro la bestemmia. Erano in numero di tre e venivano eletti dal Consiglio dei Dieci. Già nell'aprile del 1539 il Consiglio affidò agli Esecutori anche la punizione di reati relativi al gioco, agli scandali e alla tutela della moralità e del decoro.
Tra il 1586 e il 1627 si ebbero ben 250 denunzie! E i processi erano un centinaio l'anno.
L'importanza di questa magistratura è sottolineata dal fatto che era l'unica che poteva accettare denunce anonime.
Per capire questo notevole sforzo contro la bestemmia bisogna rifarsi alla sensibilità religiosa del Cinquecento: sono anni segnati da guerre, carestie ed epidemie, si fa quindi pressante il bisogno di ingraziarsi il favore divino, eliminando tutto ciò che ne poteva provocare la vendetta.