Traduzione per The Living Spirits, di Tatiana Coan
Quando abbiamo un disturbo e andiamo dal medico, ci aspettiamo che venga prescritto un medicinale come cura e che la scelta di questo medicinale venga fatta sulla base di risultati di test effettuati per quel disturbo. Invece, probabilmente non è così.
I medici potrebbero pensare che lo sia, come anche i pazienti, ma il fatto è che le informazioni che i medici ricevono – persino da alcune pubblicazioni che hanno la pretesa di essere state convalidate prima di essere pubblicate - sono spesso solo un prodotto dell’ufficio marketing di Big Pharma.
Questo perché Big Pharma usa “scrittori fantasma” per abbozzare articoli per le pubblicazioni e li fa sottoscrivere a medici considerati luminari come se questi ne fossero gli autori, anche se tutto quello che questi dottori fanno è leggere gli articoli e suggerire modifiche.
Questo fatto venne alla luce alla fine del 2008 quando il Congresso (Parlamento USA ndt) iniziò a interessarsi di questa questione e poi nuovamente venne a galla nel 2009. Fu nel 2009 che il New York Times e la Public Library of Science (PLoS - la Biblioteca della Scienza) ebbero accesso ai documenti usati in una causa legale depositata da più di 14.000 querelanti che svilupparono il cancro al seno mentre prendevano il farmaco Prempro, usato come terapia ormonale per la menopausa.
Secondo un servizio di PLoS Medicine, la rivista della PLoS, la terapia a base di ormoni iniziò nel 1942. Fu allora che il farmaco Premarin (il predecessore del Prempro) divenne il primo farmaco approvato per il trattamento delle vampate di calore dalla Food and Drug Administration. Sforzi promozionali sostenevano che gli estrogeni potevano preservare giovinezza e salute.
Negli anni 70, i medici, influenzati dall’informazione errata che considerava la menopausa una malattia endocrina simile all’ipotiroidismo, prescrivevano estrogeni a milioni di donne che non presentavano sintomi. Con il 1975 si vide che l’incidenza del cancro all’endometrio nelle donne che stavano usando gli estrogeni era aumentata dell’800 per cento.
Per neutralizzare il cancro all’endometrio, fu aggiunto il progestinico alla terapia sostitutiva ormonale. Questo fu propagandato negli anni 1990 quale cura preventiva per malattie cardiovascolari, osteoporosi, Alzheimer, cancro al colon, perdita dei denti e degenerazione maculare. Ad ogni modo, studi compiuti fino al 2002 hanno dimostrato che la terapia ormonale non era riuscita a prevenire malattie cardiovascolari e aumentava il rischio del cancro al seno, infarto, demenza e incontinenza.
Ancora oggi, nonostante dati scientifici definitivi che dimostrano il contrario, molti ginecologi continuano a credere che i benefici della terapia ormonale siano superiori ai rischi. Questa percezione, che non si basa su prove, potrebbe essere il risultato di decenni di influenza attentamente orchestrata dall’industria sulla letteratura medica, così riporta Plos Medicine.
Plos Medicine sostiene che tra il 1996 (quando il Prempro fu pubblicizzato per la prima volta) e il 2004, la Wyeth collaborò con parecchie aziende di formazione medica e di comunicazione – ma soprattutto con la DesignWrite – per pubblicizzare i prodotti appartenenti alla famiglia del Premarin. Nei suoi comunicati con la Wyeth, la Design Write notò che “la Ricerca mostra un’alta fiducia da parte di medici specialisti sugli articoli di riviste che riportano informazioni credibili sui prodotti”. Quindi, in aggiunta a “articoli recensiti nella versione integrale”, la DesignWrite raccomandò che il piano di pubblicazione per i prodotti Premarin includesse mini-recensioni, resoconti di casi, editoriali, lettere e commenti.
La DesignWrite suggerì che pezzi brevi potevano essere pubblicati velocemente e che erano un efficiente “mezzo per collocare autorevoli informazioni sul profilo terapeutico di un prodotto nelle mani di medici influenti”. L’azienda spiegò anche che avrebbe aiutato la Wyeth sul decidere: quali dati presentare, reclutare “gli autori”, scegliere i giornali, creare estratti e manifesti per convegni medici e “Posizionare il prodotto in modo tale da influenzare i sottoscrittori”.
Poi la DesignWrite redigeva gli articoli – lanciando il farmaco sotto la miglior luce possibile – e lo sottoponeva ai medici per riesaminarlo. I medici che lo avevano passato in rassegna diventavano poi gli “autori”.
PLoS Medicine riporta che non c’é prova che gli “autori” siano stati pagati per l’utilizzo del loro nome.
C’é anche piccola prova che gli autori abbiano fatto di più del solo revisionare l’articolo e che occasionalmente hanno dato suggerimenti sulla revisione.
E’ illegale per le case farmaceutiche promuovere un farmaco pubblicizzato per un uso diverso da quelli approvati dalla FDA. Ma gli articoli nelle riviste mediche, nelle newsletters e nei giornali non sono considerati materiale promozionale e la FDA li considera liberi scambi di informazioni e non interviene. (Comunque, si provi a far passare alla FDA promozioni sui benefici di integratori naturali … o persino di cibi naturali…). PLoS Medicine scrive che, in assenza di dati (o in presenza di dati contrari ai fini del marketing), gli articoli recensiti nelle riviste mediche sono veicoli cruciali per incoraggiare farmaci off-label (fuori etichetta), promuovendone così i benefici non comprovati, e per minimizzare eventuali danni.
In altre parole, Big Pharma può dire qualsiasi cosa voglia sui benefici di un farmaco o ignorare completamente gli effetti collaterali noti e dannosi fin tanto che questi articoli vengono riportati in giornali medici, newsletters e periodici.
Questo estratto dell’articolo del 4 Agosto 2009 uscito su The Times dal titolo “Documenti Medici di Scrittori Fantasma Promuovevano la Terapia” dimostra come funzionava il sistema:
Nel 2003, un dipendente della Design Write scrisse una bozza di 14 pagine di un articolo; l’autore era nella lista sotto l’abbreviazione “TBD” (to be determined) - che significa “da determinare”. Nel luglio 2003, la DesignWrite mandò la bozza alla Dott.ssa Gloria Bachmann, un professore di ostetricia e ginecologia al Centro Medico Robert Wood Johnson.
L’articolo, quasi una copia testuale della bozza della DesignWrite, fu pubblicato nel 2005 ne “The Journal of Reproductive Medicine”, con la dott.ssa Bachmann che appariva nella lista come l’autore principale. Nell’articolo si descrivevano i farmaci a base di ormoni come fossero il “sistema di riferimento” per il trattamento delle vampate di calore e la dottoressa si dimostrava meno entusiasta per altre terapie.
Nella sezione dei riconoscimenti, si ringraziavano parecchi medici scrittori per la loro “assistenza editoriale”, senza rivelare che quegli scrittori lavoravano per la DesignWrite, che faceva pagare alla Wyeth $ 25.000 per produrre gli articoli.
La Dott.ssa Bachmann , che ha 30 anni di ricerca e di esperienza clinica sulla menopausa, disse che lei giocò un ruolo importante nella pubblicazione per aver prestato la sua competenza. Lei affermò che la corrispondenza via mail non riflette i contributi che potrebbe aver dato durante conversazioni telefoniche e di persona su incontri.
“C’era bisogno di revisionare un articolo e dissi: “Sì, riesaminerò la bozza e mi assicurerò che sia accurata” La Dott.ssa Bachman disse in un intervista su Tuesday “Questo è il mio lavoro, questo è quello in cui credo, questo riflette il mio punto di vista”. In risposta a una domanda di un giornalista, Michael Platt, il presidente della DesignWrite, scrisse che l’azienda “non ha partecipato e non parteciperà alla pubblicazione di alcun materiale nel quale non ha completa fiducia sulla validità scientifica del contenuto, basato sui migliori dati disponibili”.
Ma, come riporta PLoS Medice, la Design Write aveva un’agenda specifica quale agente di marketing pagato dalla Wyeth, che consisteva in:- Mitigare i rischi percepiti del cancro al seno associati alla cura ormonale.- Promuovere farmaci non testati e off-label, includendo la prevenzione della demenza, la malattia del Parkison e il peggioramento della vista. - Sollevare domande sulla sicurezza e sull’efficacia delle terapie concorrenziali (messaggi competitivi). - Difendere i benefici cardiovascolari, nonostante la mancanza di benefici dimostrata da prove cliniche aleatorie. - Collocare la terapia ormonale a bassi dosaggi. Sfortunatamente per più di 14.000 donne, la Design Write ha fatto un buon lavoro. Così ora ci si deve chiedere: “Il mio medico ha scelto il farmaco che sto prendendo sulla base di un pezzo di marketing ben scritto?” E’ probabile che sia così. Poiché ci sono articoli come quelli che spingono i medici a decidere quali farmaci prescrivere ai pazienti.