La sceneggiatura del film venne concepita nel 1995 dallo stesso regista, anno in cui, insieme al collega Vinterberg, fu pubblicato il manifesto cinematografico "Dogma 95", che ebbe poi molti sostenitori, anche dall'Italia.
In accordo col manifesto, nella pellicola si respira un aria di nostalgia per i passati anni sessanta (che il regista non ha vissuto artisticamente), soprattutto verso gli atteggiamenti liberali tipici del tempo, infatti, secondo l'autore:
Gli slogan dell’individualismo e della libertà crearono qualche opera, ma nessun cambiamento.
"Dogma 95" e quindi "Gli Idioti" sono un ancora di salvataggio per il cinema odierno, corrotto ormai da trend quali effetti speciali smodati, clichè di genere, che l'autore disconosce nei dieci punti del manifesto. Da molto all'occhio il fatto che il film è girato interamente con cinepresa a spalla in 35mm, e che l'unica colonna sonora è musica d'ambiente: sono elementi che rendono il film una denuncia in campo cinematografico.
L'ultimo punto del manifesto (accreditare il regista) è forse il più discusso: nonostante il nome di Von Trier abbia conosciuto la gloria con questo titolo, le riprese per intero, ai massimi livelli possibili, premiano la personalità degli attori (quasi tutti provenienti dal teatro) a discapito dell'uso creativo della cinepresa (e effetti annessi), utilizzata come un occhio umano che segue i personaggi in cerca della "verità".
In questo caotico film di 117' di profondo disturbo verso il pubblico, è condannata la banalità e la prevedibilità, giustificata troppo spesso dal travaglio interiore dei personaggi. In crescendo fino al finale, il regista tenta di sincronizzare l'io interiore (quello vero, che è in noi, un "piccolo idiota") con il mondo esterno (il mondo borghese, descritto e definito solo dai ruoli sociali), seguendo i protagonisti fuori dalla comunità, mentre cercano finalmente di autorizzare l'anarchia creata coi loro comportamenti da "idioti".