Magazine Cultura

Gli Iliri e gli Etruschi hanno una comune provenienza pelasgica

Creato il 02 maggio 2010 da Elton77

Grazie a qualche reperto archeologico, potremo constatare, in particolare, l’affinità e il parallelismo evolutivo degli Iliri e degli Etruschi, al fine di verificarne la comune provenienza pelasgica.

In Albania sono venute alla luce molte tombe monumentali a due piani che ricordano in modo sorprendente le coeve tombe etrusche dalle stesse caratteristiche. Per esempio a Gradishta, preso Lushnja nell’Albania centrale si trova questa magnifica tomba del IV secolo a.C.

La tomba monumentale di Gradishta
La tomba rinvenuta a Gradishta, Albania

Al suo interno sono stati rinvenuti degli splenditi gioielli:

i gioielli rinvenuti

Perfino il toponimo Gradishta esiste in Etruria, nei pressi di Tarquinia, con una minima variazione: Gravisca.

Poco a sud, presso Cerveteri, si può ammirare questa tomba monumentale che assomiglia molto a quella dell’Albania:

La tomba monumentale di Cerveteri, Italia
La tomba monumentale di Cerveteri, Italia

È noto che tanto gli Iliri quanto gli Etruschi erano molto abili nella lavorazione dei metalli. È interesante al riguardo di questa lapide ilirica eretta in onore dei forgiatori, scoperta a Korça, Albania meridionale.

lapide ilirica eretta in onore dei forgiatori

Confrontando il bassorilievo con questa moneta etrusca di Populonia si possono osservare gli identici strumenti di lavoro, nonché lo stesso copricapo:

 moneta etrusca di Populonia

Invero, fatti analoghi non si ripetono solo per coincidenza: all’origine esiste sempre una dinamica comune che sfocia in realtà incontestabili. Basta osservare, paragonare, ragionare, senza faziosità. La grande civiltà degli Etruschi è stata la base, e in gran parte la guida, la precettore, dei Romani nella creazione del loro impero.

I monumenti etruschi oggi sono in gran parte irriconoscibili, perché cambiando foggia sono diventati romani e poi molti di essi cristiani. Solo le tombe inviolate ci hanno tramandato l’autenticità di quella stupenda civiltà.

D’altra parte l’Iliria calpestata da innumerevoli invasori e in gran parte occupata da nuove popolazioni ha perduto la sua estensione territoriale ma ha conservato l’immagine della passata grandezza grazie alla eloquenza dei ricchi e delle monumentali vestigia, oltraggiate e parzialmente diroccate, ma ancora autentiche e riconoscibili. Se il tempo e più ancora le continue guerre hanno danneggiato buona parte di queste testimonianze, non essendovi stata una prevaricante sovrapposizione si culture accade che non lontano dal cuore di una città ilirica si possa vedere una chiesa paleocristiana o un castello medievale.

Si può constatare da questa immagine della città di Butrinto nell’Albania meridionale, come il teatro del IV secolo a.C., il peristilio e i bagni pubblici siano rimasti ilirici non avendo dovuto cambiare né nome né stile nel susseguirsi di nuove dominazioni.

Butrinto, Albania
Butrinto, Albania

Anche al ninfeo di Apollonia, la città dove Ottaviano Augusto perfezionò i suoi studi, la fontana del IV secolo a.C. situata al termine dell’acquedotto, uno dei più bei monumenti del Mediterraneo, è rimasta inalterata:

Apollonia, Albania
Apollonia, Albania

Non è certo il caso di esporre in questo breve saggio altre vestigia iliriche scoperte in Albania, analoghe a quelle etrusche, però è difficile non ricordare almeno un reperto di Durazzo (Durrës), la città dove studiò Cesare, e che Cicerone chiamò Mirabilis Urbs, presentando questi gioielli del III secolo a. C.

Nella loro raffinatezza, simboleggiano la sublimazione dell’arte e l’evanescenza del sogno.

gioielli del III secolo a. C.

Tratto dal libro L’etrusco lingua viva dell’autrice Nermin Vlora Falaschi


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :