Se i computer hanno (avevano?) la Apple, l’animazione ha la Pixar, i videogiochi hanno Valve. La compagnia videoludica per eccellenza, checché se ne dica, sono loro che sfornano i capolavori del genere fps (First Person Shooter) e con questi due titoli hanno riscritto la storia dei puzzle game. Sto parlando appunto, come intuibile dal titolo della saga di Portal, un gioco nato come esperimento e diventato una nuova icona del videogaming moderno.
Qual è lo scopo del gioco? Sopravvivere. Eh tante grazie, mi direte, in effetti lasciate che mi spieghi meglio: il personaggio che incarnerete è una ragazza di nome Chell e vi ritroverete di colpo svegliati in un ambiente asettico, un laboratorio molto particolare composto di un’infinità di stanze (almeno così sembra) principalmente fatte di pannelli bianchi modulari, ostacoli, e porte per uscire poste in luoghi assurdi, stanze che vi faranno presto dannare quando otterrete una singolare “arma”, l’unica oltretutto del gioco, una pistola spara-portali, per la precisione 2, uno blu e uno arancione.
Cosa ci dovete fare con questa noiosa arma? Sopravvivere, appunto. Aprendo portali e sfruttando la fisica, perché all’inizio vi troverete ad evitare un fossato sparando un portale su una parete e l’altro sulla rispettiva dall’altra parte, vi troverete successivamente a dover letteralmente volare da un portale a un altro. Non sto a dilungarmi sul come, visto che si tratta di una cosa difficile da dire a parole e tutt’altra cosa da fare. Sappiate che cadere può essere un buon modo per saltare in lungo. E mi raccomando fate attenzione a quelle tenere torrette!
In tutte queste camere di test, verrete assistiti da una voce apparentemente registrata, ma che presto scoprirete essere sintetica, con una personalità alquanto particolare, di cui, se non siete proprio dei frigidi, vi innamorerete.
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Completato il primo breve gioco, che al confronto del seguito pare un prologo, vi ritroverete nella vera avventura, con meccaniche simili ma ambienti molto più particolari e qualche personaggio in più, che tuttavia non sarà comunque umano, perché sì, ci sarete sempre e solo voi.
E Caroline, ovviamente.