Gli Indovini di Boston

Creato il 16 aprile 2013 da Liviux

Poropò Poropò Pororompompò


Mio padre ha l'istinto del gol. Non che sia mai stato uno sportivo. Diciamo che l'attività sportiva più competitiva alla quale si sia mai dedicato è il taglio del bollito. Però durante le partite di calcio che guarda, poche, solo della nazionale e con molte distrazioni, azzecca sempre il momento del gol. Quando l'attaccante si avvicina minaccioso all'area mio padre comincia a dire "c'è, c'è" (lo dice in dialetto). E quando l'attaccante fa centro, lui soddisfatto sorride e dice: Visto? Certo non bisogna chiedergli chi ha segnato, chi ha effettuato l'assist, qual'è il risultato o perfino quali squadre stanno giocando. Quasi sempre non ne ha idea.
Ma come fa un essere del tutto digiuno allo sport a vaticinare il gol? Semplice. Ogni volta che un attaccante supera di slancio la metà campo lui comincia a dire "c'è, c'è" (in dialetto). Una volta su centro ci azzecca. È come quello che metteva al polso un orologio fermo: almeno due volte al giorno l'ora era esatta.
Ieri sera, ascoltando le notizie da Boston e seguendo Twitter mi sono sentito in famiglia. Prima ancora che i detriti lanciati dall'esplosione ricadessero a terra i commentatori erano al lavoro con analisi, statistiche e supposizioni. E si lamentavano che Obama non fosse ancora uscito di casa vestito da ninja sciabolando contro Al Quaeda, Hamas, i Davidiani di Waco, Saddam Hussein, Kim Jong Un e Marylin Manson. Il presidente è uscito dopo tre ore dicendo: non sappiamo chi è stato e perché l'ha fatto. Ma lo troveremo. Semplice.
Chi ricorda l'11 marzo del 2004 quando una bomba distrusse la stazione madrilena di Atocha uccidendo 191 persone? L'allora primo ministro spagnolo Aznar si affrettò ad accusare i baschi, cavalcando l'indignazione della gente. Ma i baschi di lì a poco risultarono del tutto estranei. Aznar perse le elezioni.
A volte è bello lasciar parlare la pancia. Scrivere un generico Bastardi! su Twitter. A volte fa piacere che i leader parlino alla nostra pancia, che titillino quel senso di eccitazione bestiale che scatena l'odore del sangue. Ma a forza di parlare alla pancia, si finisce per chiacchierare nell'intestino il cui contenuto è inequivocabilmente merda. Mi piacerebbe che commentatori, editorialisti, dietrologi e davantologi si astenessero per un po' dallo spiegarci il tutto e il contrario di tutto di quanto accade alle nostre vite. Per favore, uscite dalla platea, lasciate che le cose accadano, che la palla sia in rete, sia ferma e che l'arbitro abbia convalidato e poi dopo, solo dopo dispensateci la vostra sapienza analitica. Come diceva Wittgenstein (quello vero, non Luca Sofri) riferendosi al linguaggio: se si puliscono continuamente gli occhiali  non li si usa mai per vedere meglio.

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