La rete non è altro da noi, naturalmente.
A Gianni Morandi valanghe di insulti per aver ricordato, a proposito della recente tragedia nelle acque del Mediterraneo,
Oltre i problemi e i punti di vista, insomma, leggere certe frasi è come immergersi in un’umanità smarrita, devastata, praticamente bestiale se non offendesse le bestie.
D’altra parte c’è pure Donatella Versace, che non ho mai capito se è stilista o sorella di uno stilista morto ed ereditiera di quel patrimonio di nome e talento, che si scaglia contro Giorgio Armani il quale a suo dire vestirebbe zoccole.
Il trash in confronto è merce di una purezza ineguagliabile.
A ragione o a torto (affare squisitamente loro) la Versace di bocca colorita contro Armani molto danno non fa, credo. GA immagino abbia armi a sufficienza per scrollare le spalle e andare avanti serenamente.
Il pugno nello stomaco arriva dai binari paralleli. Corrono entrambe le notizie. Una di allucinante degrado culturale, emotivo, spirituale o come volete chiamarlo e l’altra di bassissima grazia presumibilmente per visibilità, posizioni di mercato, interessi e bla bla vari.
Che dire? Misurare gli insulti sarebbe fatto di stile ed educazione. Ma qui c’è altro. C’è un gusto pericoloso, patetico, straziante per il proprio piccolo orizzonte. Nulla più che assomigli a valori belli e solidi. Nulla più da ammirare. Nulla più da rispettare. E una bagarre di eventi, vicende, cronache, situazioni che si contendono la scena come se fossero sullo stesso piano, avessero la stessa importanza, meritassero la stessa attenzione.
Già, alludo anche a questo, in tema di giornali e pagine personali e condivisioni e argomenti top e like e giù di lì.
Non sono io a mescolare il diavolo e l’acqua santa, a mettere insieme pipì e champagne e via di questo passo. E’ lui, il web, il nostro specchio, la nostra ombra, la proiezione della nostra idiozia.
Chi di cattiveria ferisce di cattiveria dovrebbe perire. Che faccio, ci spero?
Irene Spagnuolo
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22 aprile 2015 - Autore: Irene Spagnuolo