Gli Invisibili è una saga a cavallo fra fantastico e horror, che mescola elementi tradizionali del genere con spunti supereroistici tratti dai fumetti, ed è già arrivata al suo sesto volume. Venite a scoprire un’avventura tutta made in Italy, che strizza intelligentemente l’occhio a X-Men e Stephen King!
Quando ci si avvicina a una serie in più volumi, sarebbe sempre meglio cominciare dal primo. Con Gli Invisibili io ho fatto il contrario: ho letto per primo l’ultimo romanzo arrivato, La ragazza fantasma, per poi ricominciare dall’inizio con Il segreto di Misty Bay, La strega di Dark Falls e via dicendo. Ma se nei personaggi e nel mondo creato c’è coerenza e una visione, è facile che le diverse narrazioni riecheggino piacevolmente l’una nell’altra e nel lettore, mettendo curiosità per l’inizio anche se si parte dalla fine.
Capita così con l’universo di magia, mistero e superpoteri ideato e descritto da Giovanni Del Ponte nei sei capitoli che finora compongono la serie Gli Invisibili, pubblicata da DeAgostini ragazzi.
A questo punto, se date un’occhiata al dettagliato sito dell’autore, potrete leggere le intriganti trame (e i primi capitoli) di romanzi che hanno titoli spettrali come Il castello di Doom Rock, L’enigma di Gaia, Il paese del non ritorno, scoprire quale solletica di più la vostra immaginazione e cominciate la lettura. Se avete dodici anni o più, avrete di che divertirvi, spaventarvi e farvi coinvolgere!
La ragazza fantasma, di Giovanni Del Ponte, DeAgostini ragazzi, 2013, 13,90 euro.
Le avventure de Gli Invisibili ruotano attorno ad un trio (poi quartetto) di giovanissimi amici, che finiscono coinvolti in un susseguirsi di trame oscure che ne minacciano le sorti. Coinvolti loro malgrado, penserete voi. Sbagliato, dico io: Douglas e Crystal, due dei protagonisti, sono dotati di poteri extra-sensoriali, che li rendono una calamita per tutti i guai di origine paranormale, che siano uno stregone alla ricerca del suo libro di magia nera, una strega la cui maledizione infesta un’intera cittadina, una ragazza fantasma che non sa di essere ancora viva, ma è al tempo stessa prigioniera di uno spettro chiamato Testa di Morto.
La scrittura di Giovanni Del Ponte è fluida e appassionata, bilancia bene narrazione e dialogo, lo sviluppo di trame articolate con atmosfere dark (le località, senza perdere mai di vista i sui simpatici protagonisti. Questi ultimi sono colti nel momento di passaggio fra infanzia e adolescenza, che condividono con i loro lettori; ma a cambiare non è però solo il loro corpo, bensì di avventura in avventura a essere stravolta è l’intera loro visione del mondo, divenuto un campo di battaglia di forze difficili da controllare. Come sempre, saranno l’amicizia e gli affetti familiari le forze sui cui fare leva per non uscirne sopraffatti.
Il segreto di Misty Bay, di Giovanni Del Ponte, DeAgostini ragazzi, 2009, 12,90 euro.
I lettori un po’ più maturi, come me, si divertiranno molto a cogliere i dichiarati riferimenti letterari e cinematografici di cui l’autore ha disseminato i suoi romanzi: in Il segreto di Misty Bay, la banda di ragazzini che fa un patto di sangue contro una terribile nemico, che torna a mietere vittime fra di loro una volta divenuti adulti, ci ricorda It del mago del brivido Stephen King, che tanto ci ha fatto tremare da ragazzi. Mentre la ricerca di un manufatto magico dentro le grotte che si dipanano “sopra il mare, sotto la terra”, è un omaggio alla saga fantasy di Susan Cooper Il risveglio delle tenebre, pubblicata per la prima volta in Italia negli anni Ottanta e ristampata fino al 2007. Per non parlare del professor Claremont, omonimo di un ben noto sceneggiatore di fumetti e mentore degli Invisibili, li aiuta a gestire i propri poteri speciali come il Professor Xavier di X-Men…
Insomma, un universo di divertenti rimandi (molti altri li potete scovare leggendo i romanzi e navigando il sito di Giovanni Del Ponte, assai generoso di spunti e consigli di lettura) per una saga che è al tempo stesso originale e avvincente, che si inserisce a pieno titolo fra i “nuovi classici” del genere fantastico.
Se volete conoscere meglio Giovanni Del Ponte, continuate a leggere l’intervista realizzata da GiGi!
Intervista a Giovanni Del Ponte
GiGi: Ecco per cominciare due domande in una: quando hai scritto il primo libro de “Gli Invisibili”, avevi già in mente uno sviluppo della serie in più volumi? E arrivato al sesto volume, dove pensi che la serie condurrà i suoi protagonisti?
GiGi: Nei primi due romanzi della serie, Il segreto di Misty Bay e La strega di Dark Falls, la banda dei nuovi Invisibili si confronta con minacce che derivano da un tipo di magia che potrei definire “tradizionale”: incantesimi, libri di magia nera, stregoneria. Leggendo il sesto libro mi pare che emergano intrecci maggiormente legati alla spiritualità, alle facoltà parapsichiche (come la telepatia) e allo sviluppo dei poteri di Douglas e Crystal. Come ti sei avvicinato a questi argomenti?
GDP: Nel primo libro ho scelto come nemico uno stregone perché cercavo un avversario molto potente e mi parve la scelta più ovvia. Non avevo un reale interesse per la magia e la consideravo un po’ noiosa, in quanto spesso nelle storie viene utilizzata come semplice sostituto del denaro o del potere per dominare sugli altri. È qualcosa che non risiede in noi, ma al di fuori: lo stregone o la strega sono più potenti se possiedono gli incantesimi più potenti. In questo caso, la magia è più legata all’avere (il libro di magia) che all’essere (persone migliori). Nel mio primo romanzo, Il segreto di Misty Bay, lo stregone si serve perciò di un libro di stregoneria, ma il suo utilizzo crea dipendenza e avidità sempre maggiori.
Con il passare degli anni, mi sono più interessato alle capacità nascoste in ognuno di noi, cioè legate all’essere. Del resto, i più grandi maestri spirituali non ci consegnano magici amuleti o incantesimi né ci danno qualcosa che prima non avevamo: ci indicano la strada per cercare quel qualcosa proprio dentro di noi, perché noi lo possediamo già. Tutto ciò che ci serve è la fantasia per immaginare un bel progetto e il coraggio per portarlo avanti, anche nelle giornate in cui ci sembra di non combinare nulla di buono. Mi pare un approccio più intrigante di qualsiasi formula magica!
GiGi: Douglas e Crystal hanno incredibili poteri, Peter è estremamente intelligente, eppure a mio avviso l’aspetto che più li rende vicini e interessanti per i lettori è il fatto che inizialmente i tre sono un gruppo di emarginati, di “misfits” (tanto per citare una recente serie tv con giovani protagonisti con super poteri). Secondo te, i lettori preadolescenti e adolescenti si identificano volentieri con questo tipo di antieroi, e perché?
GDP: Credo principalmente per due motivi. Per prima cosa, quando si è adolescenti si cerca di essere accettati da un gruppo, di stare insieme agli altri. Anticamente le storie sono nate come racconto orale e assolvevano il loro compito alla perfezione, perché non solo ci facevano vivere avventure straordinarie e ci insegnavano delle cose, ma ci permettevano di condividere l’esperienza con gli altri: sentivamo i loro commenti, le loro risate. La lettura di massa è un fenomeno di appena un centinaio d’anni, meraviglioso, ma che rischia di farci sentire un po’ strani, perché è un passatempo solitario, e chi lo adotta sa di far parte di una minoranza…
L’altro motivo riguarda proprio l’adolescenza: è il periodo della vita per molti versi più sconvolgente che ci troveremo ad affrontare. Non siamo più bambini, ma nemmeno adulti; la nostra mente sta cambiando e ancor più il nostro corpo. Questo ci porta a chiederci: come mi trasformerò? Sarò abbastanza bella/o, alta/o, con un fisico invidiabile? Piacerò? Questa incertezza ci inquieta e, sotto sotto, tali mutamenti ci fanno sentire un po’ dei mostri (soprattutto quando stiamo per andare a una festa e ci spunta un nuovo brufolo proprio sulla punta del naso!). Gli X-Men sono tra i personaggi dei fumetti che riescono a rendere meglio la metafora e i timori di questo mutamento… non a caso vengono chiamati “mutanti”!
GiGi: Il tema degli stereotipi di genere nella letteratura per ragazzi è molto dibattuto in questi mesi. Al termine di La ragazza fantasma, hai dichiarato che nel romanzo avresti voluto affrontare maggiormente il tema dell’identità di genere e delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale. Ma non è l’unico tema d’impegno, accennato o meno, presente nella serie “Gli invisibili”. Pensi che gli scrittori per ragazzi debbano sempre confrontarsi con i nodi critici posti dalla nostra società?
GDP: Non necessariamente. Credo che ognuno di noi debba creare con passione, con amore. Ma potrà essere amore per una persona, per un animale, un ideale o uno sport… Vale tutto, purché creiamo travolti e accesi dalla passione!
GiGi: “Gli Invisibili” hanno un’ambientazione americana e si rifanno a generi come l’horror, la fantascienza e il genere supereroistico, che associamo più facilmente agli autori stranieri che italiani. Scelta affettiva, per omaggiare i tuoi autori di riferimento, o anche strategica, per andare alla conquista di lettori anche all’estero? E hai mai pensato di ambientare la serie in Italia?
GDP: Ho ambientato le mie storie negli USA perché temevo che se le avessi ambientate da noi, la mia fantasia sarebbe stata un po’ tarpata e avrei dovuto sottrarre spazio all’avventura per descrivere fedelmente località che qualcuno dei miei lettori avrebbe potuto conoscere o voler visitare; inoltre per me l’America rappresenta una specie di Terra di Mezzo, un luogo fantastico che conosco soltanto attraverso la fantasia di altri autori (e tanti film e fumetti). Mi viene perciò più facile creare un’ambientazione immaginaria (ma anche metafora della realtà), dove calare i miei personaggi in avventure universali che potrebbero vivere ragazzi di tutto il mondo e non esclusivamente italiani…
GiGi: Restiamo sempre nell’ambito del rapporto fra l’Italia e i paesi anglosassoni, che dominano il nostro immaginario, grazie a cinema, tv, fumetti e libri, che rappresentano la fetta più consistente delle opere tradotte nel nostro paese.Tu sei un membro della ICWA,Italian Children’s Writer Association, che si propone di promuovere gli autori italiani per ragazzi all’estero; puoi raccontarmi, secondo te, cosa si aspettano all’estero dalla nostra editoria per ragazzi? E su cosa dovrebbero puntare gli autori italiani per promuovere il proprio lavoro?
GDP: Questa è la classica domanda da un milione di dollari! La nascita della ICWA rappresenta senz’altro un’opportunità in più, se riuscirà a proporsi come passerella di autori nostrani agli editori stranieri. Il suo primo obiettivo è quello di promuovere in Italia, nelle scuole e nelle famiglie, la passione per la lettura, e c’è molto lavoro da fare. Ma un’altra sfida è proprio quella di dimostrare all’estero che anche da noi esistono scrittori interessanti. Impresa non facile, perché in altri Paesi, come per esempio l’Inghilterra, la Francia e la Svezia hanno una tradizione di scrittori per ragazzi più antica e consolidata, soprattutto per quanto riguarda il romanzo di genere, come l’avventura e il fantastico. Però stiamo recuperando in fretta e chi di noi sta lavorando bene, prepara il terreno per chi un domani sarà in grado di convincere definitivamente i lettori italiani e anche quelli stranieri.
Chissà? Forse qualcuno dei grandi autori o delle grandi autrici del futuro sta leggendo ora queste righe. A loro consiglio di preoccuparsi solo di scrivere storie di qualità, con passione e divertimento, senza farsi distrarre da altri tipi ti preoccupazioni, che non siano coltivare i propri ideali, perché può essere un autore “importante” solo chi ha qualcosa da dire, e lo si può avere solo se siamo persone con una certa profondità e sensibilità (ma per i consigli agli aspiranti scrittori rimando al mio sito).
Quello di promuovere gli autori all’estero sarebbe in realtà compito degli editori, che dovrebbero forse preoccuparsi meno di pubblicare tanto e seguire con maggiore attenzione gli autori in cui credono.
GiGi: Una domanda finale semiseria (ma non troppo): se “Gli Invisibili” fosse un fumetto, da chi vorresti che fosse disegnato, se a scriverlo fossi tu? E se fosse un film, chi vorresti come regista?
GDP: Tra i fumettisti affermati, Davide Toffolo mi sembra potrebbe avere lo spirito giusto. Altrimenti non mi dispiacerebbe qualche giovane esordiente, che abbia uno stile più vicino ai gusti dei miei lettori. Per quanto riguarda il cinema, non mi interesserebbe un regista bravo con gli effetti speciali, quanto con l’introspezione psicologica dei personaggi e nel far recitare attori giovani: il primo nome che mi viene in mente è Marco Chiarini, regista de “L’Uomo Fiammifero”, un piccolo film indipendente di grande potenza evocativa. Chi fosse incuriosito, può visitare la pagina del mio sito dove ne parlo (fra l’altro, il film è co-sceneggiato da Giovanni De Feo, l’autore dell’immenso Il Mangianomi, Salani Editore, uno dei più bei romanzi fantasy che abbia mai letto!).
Immagini e testi sono pubblicati per gentile concessione dell’autore e dell’editore. Tutti i diritti riservati. Un ringraziamento speciale a Giovanni Del Ponte per la sua disponibilità.