L’origine degli Ebrei, nonché del loro nome, è fra gli storici ancora motivo di accese polemiche. Sembra che nell’antichità fossero chiamati Habirù, nome che appare diversamente trascritto presso molti popoli orientali che li definivano Habiri, Apiru, Hapiru.
Comunque sia, tanto il nome Ebrei (moderno) che il nome Habirù hanno in comune la radice Hbr. Gli storici ritengono però che con molta probabilità non si tratti dello stesso popolo.
Diversi studiosi (10) ritengono però verosimilmente che gli Ebrei potessero aver costituito un sottogruppo ristretto degli Habirù mesopotamici. Il termine "ebrei" viene fatto oggi verosimilmente derivare da uno dei patriarchi dell’antichità: Eber, uno dei discendenti di Sem figlio di Noè salvatore dal grande diluvio. Il termine "ebrei" è stato messo in relazione con una radice semitica che alluderebbe al nomadismo. Tale collegamento rimane però ancora un’ipotesi.
Il termine non viene generalmente usato dagli ebrei stessi ma da altri popoli per identificarli, almeno fino a tempi più o meno recenti. Eber rimane comunque uno dei mitici patriarchi legati ad un’età leggendaria.
Il suo nome potrebbe essere stato ricordato nell’antichissima città di Hebron e probabilmente anche nello stesso nome di Abramo, originario di Ur dei Caldei in Mesopotamia. È da notare come la storia dell’epoca leggendaria degli ebrei lasci intravedere con molta chiarezza dati estremamente importanti per future ricerche.
È possibile identificare (al tempo mitico della storia babilonese) i "dieci Re antidiluviani", i dieci Oannes di cui Beoroso ci riferisce nelle sue opere con i dieci patriarchi biblici (la cui longevità è presente sia nelle narrazioni mesopotamiche che all’interno della Bibbia)?
I collegamenti ed i richiami tra gli Ebrei e la Mesopotamia sembrano essere veramente molti. I miti, le leggende, ed in parte la storia stessa testimoniano la presenza del mito degli Oannidi sia durante il periodo mitico caldeo che in quello ebraico.
Studiosi come il Prof. Solas Boncompagni, a cui personalmente dobbiamo molto per questi nostri studi, ritengono plausibile ipotizzare che gli Ebrei, sottogruppo degli Habirù, potessero aver costituito una ristretta cerchia sacerdotale detentrice dei mitici insegnamenti degli Oannes. Il lavoro di oltre 50 pagine di Boncompagni ha però per ora aperto solo uno spiraglio interpretativo-alternativo sulla storia del popolo eletto, pur avendo fornito elementi veramente interessanti per questo campo di studi.
Recenti ricerche, come abbiamo visto precedentemente, potrebbero farci presumere che a fianco dell’antichissima comparsa di questo strano essere in terra di Babilonia potesse essere sorta una casta sacerdotale che cercò di copiarne le fattezze e custodirne la conoscenza. Forse i primi Ebrei/Habirù costituirono proprio questa casta eletta.
Il ricordo delle imprese di Oannes è sopravvissuto in parte anche nella cultura monoteista ebraica nel Vangelo Aprocrifo chiamato gli "Atti di Pilato".
Questo testo, in un determinato versetto, narra di quanto Gesù entrò a Gerusalemme nella veste di emissario di Dio e di come il popolo lo acclamò chiamandolo "Oannes che vieni dall’alto dei cieli".
Secondo alcuni questa frase sarebbe dovuta ad un errore di trascrizione o traduzione nella versione distorta del ben noto "Osanna nell’alto dei cieli". Lo studioso ebraico contemporaneo "Hayym ben Yehoshua" si dice però convinto della prima ipotesi (in cui si chiama in causa Oannes) in quanto, filologicamente, il nome nei testi originali sarebbe stato proprio Oannes.
Ben Yehoshua si riferisce poi a come nell’iconografia cristiana Gesù viene espressamente caratterizzato dalla figura del "pesce" (11), come lo furono molti altri grandi mistici del passato. Ovviamente possiamo passare come buone queste ipotesi seppur, in assenza di dati significativi, con il beneficio dell’inventario.
Abbiamo visto precedentemente come Enoch fosse stato probabilmente uno dei patriarchi ad essere stato ammesso alla visione delle "sfere divine".
Enoch oggi è noto per un fatto che possiede forti correlazioni con materie che esulano l’argomento dell’attuale trattazione. Questo patriarca, si narra nel "Libro di Enoch", (II - I secolo a.C.) apocrifo del Vecchio Testamento: "venne rapito in cielo da un vento impetuoso e portato in una Grande Casa di cristallo, alla presenza dei Figli dei Santi" chiamati, guarda caso, Osannini o Osannes.
Questi esseri interagirono lungamente con il patriarca che afferma, tra le altre cose, che:
"… essi mi dissero che l’universo è abitato e ricco di pianeti, sorvegliati da angeli detti Veglianti o Vigilanti; e mi fecero vedere i Capitani e i Capi degli Ordini delle Stelle. Mi indicarono duecento angeli che hanno autorità sulle stelle e sui servizi del cielo; essi volano con le loro ali e vanno intorno ai pianeti..."
Non c’è bisogno di dire che questo testo è del II - I secolo a.C. e che, se lo consideriamo alla lettera, contiene evidentemente delle informazioni scientifiche sbalorditive.
Note:
10. Come principalmente il Michaeli.
11. In riferimento alla traduzione greca del termine Cristo.