I bambini sbadigliano già quando sono ancora nella pancia della loro mamma
Nadja Reissland e James Mason dell’Università di Durham hanno scoperto, insieme a Brian Francis dell’Università di Lancaster (Regno Unito), che alcuni dei movimenti che il feto compie con la bocca sono dei veri e propri sbadigli.
Per arrivare a questa conclusione i ricercatori si sono valsi del tipo più sofisticato di ecografia, la 4D, che permette di visualizzare in tempo reale immagini tridimensionali del feto e dei suoi movimenti. Ma com’è possibile distinguere uno sbadiglio da un qualsiasi altro movimento della bocca semplicemente osservando il viso? Il parametro fondamentale per operare questa distinzione è il tempo impiegato dalla bocca per raggiungere l’apertura massima: quando si tratta di uno sbadiglio il bimbo passa più della metà del tempo a spalancare la bocca.
Con ecografie condotte a 24, 28, 32 e 36 settimane di gestazione è stato scoperto che, alla 24ma settimana, in più della metà dei casi si tratta di sbadigli. A partire dalla 28ma il numero degli sbadigli diminuisce. Questa precisa tempistica, identica in maschi e femmine, potrebbe servire a monitorare il corretto sviluppo del bambino.
«Gli sbadigli dei feti non sono contagiosi, non sbadigliano nemmeno perché sono assonnati», spiega Nadja Reissland. «Piuttosto la frequenza degli sbadigli nell’utero potrebbe essere correlata alla maturazione del cervello dipendente dall’attività nelle fasi precoci della gestazione.»
Quella della ricercatrice resta, però, solo un’ipotesi. Nessuno ha ancora scoperto quale sia l’esatto ruolo degli sbadigli. Secondo alcuni potrebbero contribuire allo sviluppo della cartilagine delle articolazioni temporo – mandibolari, altri, invece, non escludono che si possa trattare di un gesto fatto appositamente per comunicare.
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