Prima lo scandalo Sel, poi l’ipotesi di peculato a carico del presidente della Giunta provinciale. Improvvisamente, si potrebbe pensare, il tanto decantato modello autonomistico e le sue virtù mostrano crepe e difetti insospettabili. Eppure quei difetti non solo erano ben noti, ma una riflessione critica sul cosiddetto “sistema Svp” o “sistema Durnwalder” (due modi per indicare aspetti diversi della medesima cosa) era già stata avviata da lungo tempo, e non soltanto da parte dei soliti scontenti di professione. Chi volesse trovarne un compendio non ha che da andare a rileggersi quanto scriveva dodici anni fa Hubert Frasnelli – uno degli esponenti storici della corrente degli Arbeitnehmer – nel suo libro Die Herrschaft der Fürsten. Macht, Zivilcourage und Demokratie in Südtirol, assai esplicito fin dal titolo.
Se certi fatti e certi comportamenti erano già pienamente affiorati ci dobbiamo allora chiedere perché proprio adesso vengano percepiti come insopportabili e con ciò stigmatizzati pubblicamente con tanta veemenza. Detto altrimenti: quali sono i motivi di un cambiamento di paradigma così evidente?
Per rispondere a questa domanda, bisogna innanzitutto sgombrare il campo da un equivoco ancora persistente. Si è sempre ritenuto – a torto – che le dinamiche autonomistiche potessero risultare virtuose essenzialmente in base alla qualità intrinsecamente buona del ceto dirigente locale, magari addirittura supponendo l’esistenza di una garanzia a titolo etnico. Ovviamente questo punto di vista, ancorché ingenuo, conserverebbe un contenuto di verità se paragonassimo quanto è accaduto e accade dalle nostre parti ad altre realtà assai più disastrate (e non dobbiamo aver paura a nominare il resto del Paese). Però l’efficienza di un ceto dirigente è frutto anche della capacità di controllo che determinati meccanismi di divisione e trasparenza pongono in atto per disciplinare l’esercizio del potere a prescindere dalla qualità, sempre discutibile, degli individui che lo esercitano. Ed è proprio su questo versante del problema che il lavoro da fare non può mai essere dato per scontato.
Ecco, forse il mutamento di paradigma del quale stiamo parlando nasce e può ulteriormente prendere vigore da questa rinnovata attenzione per gli aspetti formali di una democrazia finalmente liberata dall’influenza di figure preminenti. Le difficoltà finanziarie generali e il fatto che insomma le risorse siano ovunque agli sgoccioli non potranno che accelerare il processo.
Corriere dell’Alto Adige, 27 ottobre 2012