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Gli scarponi di Irene /Testimonianza/Spazio Spiritualità

Creato il 29 ottobre 2015 da Marianna06

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Quando vissi in Africa, in Kenya come in Tanzania (durante la prima guerra mondiale), i miei passi furono tantissimi.

Perfino si conservano gli scarponi con cui ho macinato chilometri e chilometri di terra battuta per trovare e  consolare tutta quella gente che ho tanto amato.

E addirittura una consorella, prendendo spunto proprio dai “miei “scarponi, ha scritto persino  un libro che racconta l’esperienza della mia missione in terra d’Africa.

Così parlerebbe agli amici sr.Irene Stefani se fosse qui con noi adesso.

Ma è proprio così che parla nel silenzio a chi ha la gioia d’incontrarla nella quotidianità della preghiera.

Sappiamo che la “santità” ha bisogno di miracoli per il riconoscimento ufficiale e conosciamo dello straordinario miracolo dell’acqua, accaduto  tanti anni fa , in Mozambico, durante gli anni della guerra civile tra Frelimo e Renamo, dopo il raggiungimento del Paese dell’indipendenza  dal Portogallo.

Ci sono, tuttavia, tanti altri piccoli miracoli che la beata Irene ha compiuto e compie ogni giorno nel nascondimento a chi le chiede d’intercedere, per lui o per lei, al Padre.

Ecco allora,  una testimonianza, che non intende gridare al miracolo, ma che vuole essere una forma di riconoscenza. Un “grazie” detto col cuore.

Nei giorni della  beatificazione di sr.Irene Stefani e delle cerimonie avvenute in Kenya, una donna di una certa età, non certo una baciapile quanto  profondamente amante della preghiera silenziosa, affetta da una forma di lombo- sciatalgia grave, che le aveva compromesso da ben due anni una deambulazione spedita e che avrebbe voluto essere in Africa per partecipare di persona a quanto avveniva, pur sapendo che le era impossibile, aveva pregato Irene, la missionaria, che tanto cammino aveva fatto a suo tempo per soccorrere chi ne avesse bisogno, di accorgersi di lei.

Glielo aveva chiesto con parole semplici e accorate in quanto doveva provvedere alla propria famiglia e  non riusciva a farlo come avrebbe voluto e come faceva un tempo.

Tutto qui.

Nei giorni seguenti il momento di preghiera e d’incontro con la “beata” avveniva come di consueto, ma  la donna non chiedeva più nulla.

Le cose si domandano una sola volta.

Non si assillano le persone e nemmeno ovviamente i santi né i beati.

Sta di fatto che, trascorsi alcuni mesi, un bel giorno la donna si accorge che qualcosa nel suo fisico  sta cambiando in meglio. E la gamba è tornata a essere quella di  prima e di sempre.

Può, infatti, camminare e sfaccendare con disinvoltura  così come faceva un tempo.

Grazie, sr.Irene, è un po’ come avessi calzato per un attimo “i tuoi scarponi”-dice oggi la donna- e avessi ripreso a camminare come accade ai bambini, quando muovono i primi passi, sorretti dalla mano amorosa della mamma. 

Sono cose che capitano nonostante certo scetticismo dei nostri tempi.

Perché ,per chi non lo sapesse, la preghiera è una forza.

                   

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                                    Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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