Un ordine fraterno e non paterno, tra simili, tra eguali, un contagio democratico. Un ordine poco faticoso da insegnare, poco faticoso da imparare. Soprattutto: un ordine così poco invasivo, così poco opprimente, da preservare chi lo impone dallo sgradevole compito di farsi odiare.
Se non avete adolescenti per casa (e non ne avete avuti) sicuramente sorriderete.Se poi avete bimbi ancora piccoli penserete che a voi no, non andrà così, i vostri figli non si sdraieranno, voi sì che saprete come tenerli belli dritti.
Non vi tedierò con i miei precetti educativi, con i quali vi ho già ammorbato abbastanza in passato, anche se una novità c'è. Ho imparato a tacere, a far decantare e decomprimere e soprattutto a fermarmi e fare solo la mia parte. Ma non è questo l'argomento di oggi.
Il libro di Michele Serra, che vi consiglio, Gli Sdraiati, mi è piaciuto molto. Ve lo consiglio perché è un osservatorio interessante e l'estratto che trovate come incipit di questo post secondo me riassume più di mille trattati l'essenza dell'aver abdicato come educatori della nostra generazione. Personalmente, allenata a svariate solitudini fin dall'infanzia, non ho mai avuto davvero la necessità del consenso, caratteristica che mi ha permesso di non delegittimarmi più del necessario come genitore. Ma non posso negare che la tentazione c'è sempre e che sarebbe (è) davvero facile scivolarvi.
Tuttavia volevo toccare un aspetto particolare di questo confronto tra generazioni. Spunto che come sempre mi è arrivato da Ciccio, adolescente dalla nascita come ben sapete ed acuto osservatore in genere.L'osservazione è stata (parlando dell'ing.) "Mi piace perché non sembra più giovane di quello che è, dimostra gli anni che ha".
Ciccio ha ragione. Impera la necessità di sembrare più giovani.Non solo fisicamente dovendo essere sempre più fit, senza rughe, senza pancette, senza capelli bianchi. Maschi cinquantenni inguainati in tutine simil-diabolik attraversano regolarmente la strada qui in prossimità della CasaSullaCollina circondata di verde e di silenzio. Amiche quarantenni decisamente più in forma della maggior parte delle ventenni circondano tutti noi.Sia chiaro, sono per la libertà e quindi tutto ciò non mi turba.Ma ho provato a guardare con gli occhi di un dodicenne.A 12 anni gli adulti mi sembravano grandi, altri, lontani. Ovviamente ci volevo arrivare, lì, dov'erano loro. Ed ovviamente ci volevo arrivare a modo mio, sicura com'ero che ne sapevo molto più di loro.
Ma quanti ragazzi oggi possono dire lo stesso dei loro genitori, così ossessionati dal bisogno di sembrare giovani e fighi?E quindi la riflessione di Ciccio mi è sembrata quanto mai utile.Come uccidere il genitore per emanciparsi, se il genitore invece cerca sempre più di avvicinarsi a te che sei ragazzo?Non ne faccio una questione di autorità o autorevolezza.Ma di immaginario. Cosa vuol dire diventare grandi quando nessuno vuol esser grande davvero?
E così quando l'altro giorno Ciccio ha imboccato le scale infuriato perché tu non capisci ed ha aggiunto voi della vostra generazione, che vi devo dire, quel momento di distanza (che è altro rispetto all'incomunicabilità) mi è sembrato davvero prezioso.